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RecensioniBen oltre il suicidio: "Sous l’entonnoir", di Sibylline & Natacha Sicaud

Ben oltre il suicidio: “Sous l’entonnoir”, di Sibylline & Natacha Sicaud

Sono trascorsi ormai quindici anni tra i fatti accaduti e il momento in cui la sceneggiatrice francese Sibylline, in collaborazione con Natacha Sicaud ai disegni, ha deciso di raccontare la storia della sua sindrome depressiva giovanile. Sous l’entonnoir (letteralmente “sotto l’imbuto”, dal francese) è un graphic novel autobiografico del 2011 che mostra l’esperienza delle settimane passate dall’autrice, all’epoca diciassettenne, presso l’ospedale psichiatrico Saint-Anne di Parigi.

Sous l’entonnoir sibylline natacha sicaud

La vicenda, tanto dolorosa quanto riscattante, viene esposta da Sibylline e dalla Sicaud attraverso gli occhi del personaggio fittizio di Aline, una ragazza di diciassette anni, che tenta di togliersi la vita circa dieci anni dopo il cruento suicidio della madre.

A partire da questo trauma, che accompagnerà Aline per tutta la vicenda, Sibylline scrive, coraggiosamente, e in modo totalmente onesto, passaggi di vita sofferta a causa della malattia che l’affliggeva durante il periodo della giovinezza, come se fossero un’unica memoria. Non a caso, questo romanzo grafico è suddiviso in “capitoli”, o comunque episodi, che vengono introdotti da una serie di ricordi (tale infatti è anche il titolo del primo capitolo): sia d’infanzia sia di prima e dopo il ricovero. «Era come una lista di bloc-notes, con un ricordo che ne chiamava un altro», ha raccontato.

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Per Sibylline – nome d’arte che viene dalla celebre topolina creata da Raymond Macherot, nota in Italia come Robiolina – questo libro ha rappresentato un notevole cambio di registro. In precedenza si era infatti dedicata a un’antologia di fumetti erotici, Premières Fois (“Prime volte”), a cui avevano partecipato fumettisti del calibro di Dave McKean, Alfred o Cyril Pedrosa, e ad alcuni progetti sia di genere fantastico (Le Trop Grand Vide d’Alphonse Tabouret) che romantico (Nous n’irons plus ensemble au canal Saint-Martin).

Sebbene Sibylline abbia dichiarato di non essere prettamente intenzionata né a “spiegare” né a “riparare qualcosa” di sé stessa attraverso questo fumetto, esso ha consentito comunque sia al personaggio sia all’autore di compiere un percorso di crescita. Sous l’entonnoir è un’opera esemplare del filone Graphic Medicine per il fatto che riferisce e mette in scena un vissuto psicologicamente complesso, e una vicenda sociosanitaria, rielaborati dall’autrice stessa anche a distanza di anni. Un’esperienza che non ha smesso di trasmettere qualcosa di importante all’autore. “Onesto” e “destabilizzante” lo ha descritto la fumettista francese Penelope Bagieu, che lo ha paragonato a La parentesi di Elodie Durand.

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Sybilline, tramite Aline, narra una serie di situazioni all’interno del centro ospedaliero parigino che contribuiscono a far leva sulla sua sofferenza durante il fronteggiamento della depressione, ma soprattutto sulle sue risorse umane interiori e sul suo forte desiderio di futuro. Abilmente la scrittrice delinea le fasi di origine del trauma, del distacco famigliare, dell’accompagnamento istituzionale nell’ospedale, della ricerca di relazioni di riferimento e della voglia di riscattare sé stessi, senza apparire né melodrammatica né riduttiva.

Già dalla simbolica copertina, metafora di un’identità frammentata, ma non dispersa (e finalmente “ricomposta” solo nel retro della cover), l’autrice tiene a sottolineare come sia terribile essere consapevoli di aver perso qualsiasi autonomia decisionale e forza fisica… sapendo appunto che nella nuova situazione non si potrà decidere per sé stessi.

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Al disagio dell’isolamento si uniscono i problemi psicologici causati dalla depressione, il tempo che sembra fermarsi nel silenzio delle faticose relazioni famigliari, la difficoltà di conversare con qualcuno nei momenti quotidiani (perché sono tutti pazzi… e diversi tra loro), nonché le problematicità a concentrarsi su qualunque cosa a causa del trattamento farmacologico.

Ciononostante, pur evidenziandone le complessità di vita, le autrici non “demonizzano” l’ambiente dell’ospedale psichiatrico né coi testi né col segno o i colori. Anzi, restituiscono, soprattutto nelle ultime pagine del volume (mi riferisco alla reale documentazione clinica della stessa Sibylline e al testo in prosa dove lei si racconta anni dopo l’uscita), un’immagine complessiva che non manca di umanità, empatia, professionalità sociale o, più semplicemente, di speranza in sé stessi e nell’avvenire.

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Parlando del suo rapporto con gli altri internati, Sibylline ha precisato in un’intervista un aspetto importante:

«Non mi sentivo malata come sembravano essere alcuni altri. Improvvisamente, non avevo voglia di ripetere tutto, di ritornare come altri sono stati costretti a fare. È stato terrificante. Ma dal punto di vista medico, è più interessante essere in questo contesto, piuttosto che essere rinchiusi con altri adolescenti che vogliono morire».

In Sous l’entonnoir, lo stile di disegno non offre una ulteriore chiave ‘depressiva’ al racconto: le figure sono ben delineate, e la varietà di campi e di prospettive rende la regia piacevolmente mossa e vivace. Inoltre, la disegnatrice Natacha Sicaud fa un sapiente uso del colore, rendendo l’atmosfera ancor più inaspettata, ricca di simbolismi (come il pigiama blu) e senza vie di mezzo, tra il mondo dentro e quello fuori dell’ospedale psichiatrico. I colori sono infatti densi e vividi, uniformi, con una scarsa presenza del rosso (presumibilmente riservata a oggetti e figure che rimandano a concetti di “vita normale” e/o “sanità mentale”) ma non per questo freddi, quasi debbano evocare sensazioni e caratteri, più che l’ambiente ospedaliero. È il caso della stessa Aline, che tra tutti gli ospiti del Saint-Anne veste spesso i colori più sgargianti, metafora di una vivace attività mentale, in contrasto con la sensazione di “anonimato”.

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Infine, il Graphic Medicine Sous l’entonnoir (titolo definitivo quasi fortuitamente trovato da Sibylline, insieme allo sceneggiatore David Chauvel, pensando a Lo scannatoio di Émile Zola) utilizza nel titolo il simbolo dell’imbuto per riferirsi al personaggio di Aline, che sebbene possa trovarsi al di sotto, può far leva sui suoi punti di forza, invece che annegare in quelli di debolezza.

Per Aline, lo scopo non è tanto quello di non soccombere, bensì di riemergere rinnovata, con una nuova forza. Il tutto grazie a una storia di vita rielaborata con lucidità ed energia dall’autrice che, memorizzandola nel cuore, è riuscita nella sfida di rileggerla e condividerla per renderla qualcosa che non faccia più tanto male come quando l’ha vissuta.

Sous l’entonnoir
di Sibylline e Natacha Sicaud

Delcourt, 2011
144 pagine, €17.95

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