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RecensioniUSA"The Electric Sublime", un (altro) fumetto in cui l'arte prende vita

“The Electric Sublime”, un (altro) fumetto in cui l’arte prende vita

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

electric sublime

Quasi un ribaltamento della serie Vertigo Art Ops, la miniserie The Electric Sublime pubblicata da IDW e appena conclusasi con il quarto numero racconta dell’arte che prende vita. In questo caso però non sono, come nella serie di Shaun Simon e Michael Allred, i personaggi dei quadri a lasciare la cornice o il piedistallo per entrare nel mondo reale, quanto piuttosto gli uomini a entrare nella tela.

Rinforza la specularità tra le due serie come tutto inizi in entrambi i casi con la Mona Lisa di Da Vinci, che qui fa improvvisamente l’occhiolino ai visitatori scatenando in loro reazioni psicologiche inquietanti. Questo è il crimine più eclatante perpetrato dal misterioso professore, che si veste come Andy Warhol e si affida ai poteri di un bambino la cui arte è letteralmente mortale, ma non è l’unico e anzi è uno dei meno violenti.

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Per fermare l’ondata di follia, oltre che lo scempio artistico, il direttore del B.A.I. (Bureau of Artistic Integrity) Margot Breslin dovrà rivolgersi ad Art(hur) Brut, al momento rinchiuso in un manicomio e perso nella sua sognante pittura. Questa attività è definita infatti Dreampainting ed è in realtà la capacità di entrare nei dipinti, di usare un pennello come un’arma e di indagare il mondo nella cornice come fosse una sorta di crocevia dell’inconscio collettivo. Per esempio, tra le varie figure incontrate, nessuno capta meglio le perturbazioni psichiche e artistiche dell’uomo urlante al centro del celebre dipinto di Edvard Munch.

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A parte per un dialogo sull’angoscia dell’artista di fronte alla difficoltà e spesso all’impossibilità di concretizzare ed esprimere le proprie visioni e idee, The Electric Sublime ha poco o nulla da dire sull’arte e usa celebri quadri più che altro come sfondo per l’azione, con un risultato che aspira al massimo al midcult e che sembra soprattutto il pitch illustrato per il pilot di una serie Tv.

La maggiore attenzione è infatti dedicata alle psicologie dei protagonisti, mentre le regole stesse dell’ambientazione – che motivano un finale tragico ma dalla logica poco chiara – rimangono opache, molti misteri sono insoluti e l’epilogo rilancia in vista di una futura miniserie (non ancora annunciata). Lo sceneggiatore W. Maxwell Prince era sembrato più a suo agio e coinvolto con il mondo della letteratura, raccontato nel graphic novel Image dello scorso dicembre One Week at the Library, dove alternava al fumetto parti in prosa e infografiche.

electric sublime

Di nuovo come in Art Ops, in The Electric Sublime l’arte è lasciata soprattutto nelle mani del disegnatore e se là Allred ci giocava in chiave pop, qui Martin Morazzo e il colorista Mat Lopes ne fanno una serie di ambienti da attraversare o in cui combattere.

Morazzo, noto soprattutto per le serie Image Great PacificSnowfall, è come Ramon Villalobos (che non a caso ha sostituito in due dei sei numeri di Nighthawk per la Marvel) il figlio di un Quitely minore e nonostante la scarsa originalità dello stile si fa apprezzare per la lucidità della regia, ma se nella rappresentazione del mondo reale è piuttosto efficace nell’interno dei quadri non riesce a essere visionario come vorrebbe. Allo stesso modo il colorista ha la buona idea di puntare sui bianchi e la neutralità della realtà in contrasto con i colori più forti della pittura, ma al di là della giustapposizione non rende giustizia alle differenti tecniche del colore dei vari dipinti (a parte ovviamente per il bianco e nero di Guernica). Come fumetto è un’occasione mancata, ma non si esclude che nelle mani giuste non ne possa venire fuori una buona serie Tv…

BONUS: Si è conclusa con il sesto numero dopo vari ritardi e l’abbandono per ragioni personali di Gerardo Zaffino, figlio di Jorge, la (mini)serie di Warren Ellis Karnak, dedicata all’Inumano capace di trovare il punto debole di ogni cosa.

karnak marvel warren ellis

Lo scrittore inglese lo reinventa come un filosofo dal realismo speculativo venato di nichilismo, dichiaratamente ispirato alle idee di Peter Sjostedt-H e Eugene Thacker, rendendolo così intrinsecamente diverso dagli altri eroi Marvel legati alle arti marziali e molto più inquietante per il suo disinteresse verso la vita.

Purtroppo la sostituzione del disegnatore ha portato da una parte a un calo di qualità nella serie (pur se il sostituto Roland Boschi non è certo l’ultimo venuto, le tavole di Zaffino avevano un’altra potenza) dall’altra a un pubblicazione così frammentata da rendere poco godibile un’opera di questa complessità. Farà sicuramente miglior figura nel volume italiano di prossima uscita per Panini Comics, dove il lettore la potrà leggere tutta d’un fiato fino all’amara conclusione.

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