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RecensioniNovità"Malloy", nello spazio nessuno può sentirti evadere le tasse

“Malloy”, nello spazio nessuno può sentirti evadere le tasse

«È impossibile essere sicuri di qualcosa se non della morte e delle tasse.»
Christopher Bullock

Perché esistono le tasse? È una domanda legittima che affligge gli esseri umani fin dai tempi dei Sumeri (gran parte delle tavolette cuneiformi si occupa soprattutto di chi deve pagare cosa a chi) passando per l’antico Egitto dei faraoni (numerosi geroglifici raffigurano degli esili contabili accompagnati da un paio di energumeni per facilitare il compito di riscossione del grano dai contadini), San Matteo evangelista (che, secondo il Vangelo, infieriva sugli ebrei per conto dell’erario romano aggiungendoci anche un tocco personale di usura), Robin Hood (eroe bandito che difendeva la foresta di Sherwood dalle tasse esorbitanti del principe Giovanni d’Inghilterra) fino ad arrivare alle proteste sanguinose che hanno cambiato il corso della storia (gli Stati Uniti d’America, fondati da dei ribelli fiscali che si rifiutarono di pagare le tasse senza aver prima dei rappresentanti politici nel parlamento inglese). Anche in un lontano futuro fantascientifico, quindi, è molto probabile che le tasse continueranno ad avere una rilevanza fondamentale sul pianeta Terra.

Ma dove c’è una tassa, insegna la Storia, ci dev’essere qualcuno che la riscuote. Un esattore, un gabelliere. Possibilmente veloce, spietato e senza paura. Ecco quindi che Marco Taddei e Simone Angelini, dopo la raccolta Storie brevi e senza pietà (e il suo seguito, di cui abbiamo parlato qui) e l’ottimo Anubi (uno dei migliori fumetti italiani degli ultimi anni, di cui ha scritto Tonio Troiani qui), hanno deciso per il loro esordio con l’etichetta 9L della Panini di raccontare la storia di Malloy, gabelliere spaziale.

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Il numero uno degli esattori spaziali

Malloy è il campione riconosciuto dei gabellieri spaziali, esattori delle tasse che viaggiano con astronavi e armi per tutto l’universo per conto di un mediocre contabile d’ufficio conosciuto con il nome di Imperatore del Paravatz. Dal suo squallido ufficio, l’Imperatore del Paravatz dirige in modo scrupoloso la raccolta dei vari tributi che ogni pianeta deve versare periodicamente alla struttura imperiale.

Per questo suo compito di riscossione l’Imperatore si serve di una solida struttura burocratica, la Fratellanza Universale, e delle forze di polizia RMV (Reparto Monopolio della Violenza). Un giorno l’ufficio centrale dell’Imperatore si accorge di un grave ammanco: da migliaia di anni il pianeta Terra non paga le tasse dovute all’erario del Paravatz. Viene quindi contattato Malloy, reduce da un sanguinoso concorso spaziale per “Il migliore gabelliere dell’anno”, con l’incarico di recarsi sulla Terra per riscuotere dal governo locale l’immenso debito dovuto al Paravatz.

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L’Imperatore del Paravatz controlla le tasse spaziali

Per un debito astronomico ci vuole un gabelliere spaziale

Malloy non sa però di esser stato coinvolto in una congiura di palazzo che prevede un golpe di Monroe, una collega un tempo sua focosa amante ma divenuta ormai una spietata rivale professionale, ai danni dell’Imperatore del Paravatz. Ignaro dei complotti politici che avvolgono la sua missione, Malloy arriva sulla Terra e ha una brutta sorpresa: il pianeta, che ha la fama di essere l’ultimo sistema democratico rimasto nell’universo e che per questo motivo viene protetto come una riserva naturale, è in realtà dominato da un vecchio Presidente che regna incontrastato su una massa informe di cittadini sonnambuli e anestetizzati dal commercio online (Amazon? Ogni riferimento non è casuale).

Il pianeta è organizzato secondo rigidi processi logistici il cui unico scopo è far arrivare con droni volanti i beni di consumo nelle case delle persone, senza costringerle quindi a uscire mai di casa. Sulla Terra non ci sono più armi né guerre, non c’è più violenza come un tempo, tutti i cittadini vengono sfamati e retribuiti dallo Stato e, con il passare dei secoli, le persone si sono ormai adeguate di buon grado a questa dittatura alienante ma benevola.

«Un essere che si adatta a tutto: ecco forse la miglior definizione che si possa dare dell’essere umano.»
Fedor Dostoevskij

Una ribellione nata stanca

Non tutta la Terra, però, è sotto il potere del Presidente: un manipolo di ribelli dai nomi altisonanti (Facebook, Viagra, Donald Trump, Monsanto: gli illustri marchi e persone del glorioso passato terrestre) ha formato il NID (Nucleo di Interferenza Democratica) che, almeno a parole, si oppone al potere del Presidente del pianeta.

Malloy, una volta sbarcato sulla Terra, si rende presto conto però che i ribelli sono in realtà pochi sfigati annoiati, guerriglieri passivi il cui unico obiettivo non è certo fare la rivoluzione (“Noi siamo figli di vecchi ribelli. Volevano la rivoluzione, ma noi no. Noi ci siamo rotti le scatole”) ma diventare anche loro parte della massa di persone mantenute a spese dello Stato (gli “accuditi”, invidiati dai ribelli). Anche qui ogni riferimento a situazioni generazionali attuali è puramente casuale, ovviamente.

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Monroe, la spietata collega/rivale (ed ex amante) di Malloy

Una sana democrazia fondata su ignoranza e schiavitù

Per trovare i molti soldi arretrati che il governo terrestre deve all’Imperatore cosmico del Paravatz, Malloy è costretto suo malgrado a mettersi alla testa dei ribelli del NID e a condurli fino alla capitale del pianeta. Lì scopre che il governo terrestre è composto in realtà da un semplice gruppo di vecchi banchieri che giocano a ping pong e che passano il proprio tempo complimentanodosi l’un l’altro per aver tenuto buone per anni le persone vendendo loro solo sogni di consumo e promesse di tranquillità.

Il vero potere, come spiega il Presidente della Terra a Malloy, consiste nel saper trasformare in modo alchemico (e qui il parallelo con la famosa scena del film La montagna sacra di Jodorowsy è molto forte) la merda della realtà quotidiana, la materia umana da sempre più comune ed economica, nell’oro delle illusioni e convincere così le persone a delegare le proprie scelte a parassiti che si nutrono di denaro (i banchieri) e che gestiscono l’intero sistema dietro il paravento fittizio della democrazia.

PS: questa cosa della merda come denominatore di un mondo ormai mercificato è un tema che tocca molto i cuori dei fumettisti perché l’abbiamo già visto qualche tempo fa, in forma leggermente diversa, anche nell’eccellente Celestiale Bibendum di Nicolas De Crécy (qui la nostra recensione)

– «È ora di rivalutare la merda.
–  E quando mai è stata svalutata?»
Altan

Chi manipola i manipolatori?

A questo punto le avventure di Malloy – fino ad allora perlopiù fughe, spari, assalti e inseguimenti – prendono una piega decisamente più riflessiva e metafisica: il gabelliere spaziale inizia a capire finalmente che dietro l’apparenza dei vecchi banchieri manipolatori si nasconde qualcos’altro, uno o più burattinai superiori che agiscono dall’alto e controllano a loro volta i controllori.

Nella parte conclusiva del libro questo disvelamento lo porterà, in un angosciante e allucinante viaggio verso la verità, a scoprire chi si nasconde davvero dietro i segreti ultimi della vita, della politica, del denaro e del libero arbitrio. Il finale della storia – a metà strada fra gli irreali ultimi minuti di 2001: Odissea nello spazio , il paradossale segreto di Big Whoop dello storico videogioco Monkey Island 2 e la trama postmoderna del film Vero come la finzione si sposta poi nelle ultime pagine su un piano decisamente metanarrativo. In modo molto ironico e sagace il racconto si conclude infine – cosa che sarebbe piaciuta molto al Candido di Voltaire – come ogni favola che si rispetti: “Tutto è bene quel che finisce bene”.

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La polizia interviene al concorso per “Miglior gabelliere spaziale dell’anno”

Malloy, gabelliere spaziale si discosta molto dal precedente lavoro di Taddei e Angelini, Anubi: quest’ultimo era un ritratto feroce della disperazione interiore della provincia, Malloy invece è un divertente miscuglio tra un’avventura pulp fantascientifica e una forte critica sociale sui temi della finanza tirannica e della disillusione politica.

I disegni di Angelini non patiscono per il passaggio dal bianco e nero di Anubi ai colori pieni e accesi di Malloy e, utilizzando soprattutto una classica griglia regolare a nove vignette, sono molto efficaci nel descrivere la storia. I testi di Taddei sono densi e ben scritti ma, a volte, davvero soverchianti rispetto alla struttura dei disegni (penso in particolare all’incontro tra i ribelli del NID e il Presidente della Terra).

Curiosità: i testi contengono diversi termini italiani desueti o arcaici, forse per sottilineare ancora di più lo scollamento tra il contesto di un mondo fantascientifico e la mentalità medievale da armata Brancaleone dei personaggi.

Un libro, due anime: avventura pulp spaziale e feroce critica sociale

Ho davvero apprezzato molto l’intento di denuncia di Malloy contro quelle tenaci illusioni simboliche che vanno sotto il nome di “denaro” (considerato alla stregua di sterco del demonio) e “lavoro” (visto come una perdita di tempo di vita prezioso) e che sono – volenti o nolenti – i mattoni fondamentali di un “sistema che ci vuole tutti quanti allineati e sorridenti a lavorare nella grande catena di montaggio sociale” (cit. L’anguilla dei 99 Posse).

Penso tuttavia che gli autori avrebbero potuto costruire un po’ meglio il ritmo narrativo del libro, che è diviso troppo nettamente fra una prima parte fitta di avventure pulp rocambolesche e una seconda parte dedicata invece quasi in modo esclusivo alla critica sociale e all’analisi metafisica. Un amalgama migliore tra le due diverse anime dell’opera avrebbe certamente aiutato.

Detto questo: Malloy conferma tutte le eccellenti abilità di Taddei e Angelini già ampiamente dimostrate a suo tempo in Anubi e, pur non avendo il disperato umorismo esistenziale di quest’ultimo, merita senz’altro di stare fra i titoli italiani più divertenti e interessanti usciti finora nel 2017.

Malloy, gabelliere spaziale
di Marco Taddei e Simone Angelini

Panini 9L, 2017
200 pp., colori
19,80 €

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