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RecensioniNovitàSchermaglie di difesa della felicità. "Residenza Arcadia" di Daniel Cuello

Schermaglie di difesa della felicità. “Residenza Arcadia” di Daniel Cuello

Per gli italiani nati prima del 2000 è impossibile non ricordare Casa Vianello. Andata in onda dal 1988 al 2007, si tratta della più emblematica e per molti versi fortunata sit-com italiana, oltre che la trasmissione il cui successo ha consegnato definitivamente alla storia del costume la coppia Vianello-Mondaini.

La formula era semplice: attraverso le vicende quotidiane degli abitanti di un condominio, in particolare della coppia formata dal burbero satiro Raimondo e dalla squinternata gentildonna Sandra, Casa Vianello fotografava con umorismo semplice e un po’ agrodolce i vizi, le gioie e le piccolezze della classe media italiana.

residenza arcadia daniel cuello bao

Leggendo Residenza Arcadia, primo graphic novel del fumettista argentino (ma trapiantato in Italia) Daniel Cuello – già autore di due libri illustrati sulle serie tv e di un libro-gioco sul cinema –, la sit-com di Mediaset ritorna in mente sin dalle prime pagine. Proseguendo nella lettura, tuttavia, ci si accorge che il libro di Cuello, a differenza di Casa Vianello, non è solo una “fotografia dei nostri anni”, e il suo umorismo non è quello dell’avanspettacolo nazional-popolare.

Residenza Arcadia racconta le vite degli anziani condomini di un palazzo situato in uno spazio-tempo non meglio precisato. I nomi e i cognomi dei personaggi sono italiani, ma l’ambientazione suggerisce in modo molto vago – quasi nella linea del futuro prossimo ne L’intervista di Manuele Fior – un presente “alternativo”. Le vicende si svolgono in un Paese segnato da una dittatura monopartitica, in cui gli oppositori politici vengono immediatamente fatti sparire, i libri non possono più essere liberamente acquistati e il servizio militare è tornato obbligatorio.

Poggiate su questo sfondo distopico, le vite sgangherate degli inquilini assumono connotazioni surreali e sembrano svolgersi senza particolari riferimenti al contesto sociale “esterno”. I personaggi della storia sono vecchietti animati dalle loro ossessioni, totalmente rapiti nelle piccole (e comiche) beghe della vita condominiale. La Residenza Arcadia è un mondo chiuso, in cui l’eco del mondo arriva attutito e filtrato attraverso le convinzioni dei protagonisti (tutti, in un modo o nell’altro, simpatizzanti nei confronti del regime o sottomessi a esso).

residenzaarcadia

Proprio questo gioco di contrasti –  tra la quotidiana leggerezza della vita di condominio e l’ombra di una realtà oscura e opprimente – è ciò che rende l’atmosfera del racconto di Cuello del tutto unica. Diverte, da un lato, vedere questi ottuagenari insultarsi a vicenda con inaudita volgarità, perdersi nella tecnologia degli smartphone o litigare per minuzie. Ma è soprattutto l’impatto improvviso con i dolori del loro passato, con i traumi e le scelte difficili, con la consapevolezza mai totalmente sopita di una realtà ostile a produrre i momenti di maggiore coinvolgimento.

Nonostante il tono leggero, sarebbe senz’altro riduttivo identificare Residenza Arcadia come una commedia. Al contrario, si tratta di una narrazione del tutto peculiare, in cui la tensione tra comicità e tragedia, tra leggerezza e dramma morale, tra quotidianità e distopia produce un effetto espressivo unico. Viene in mente, considerato il periodo – e fatta la tara di una diversa estetica, figlia di preoccupazioni “irrazionaliste” molto diverse – la tensione straniante di David Lynch in Twin Peaks, serie passata alla storia anche per la sovrapposizione unica di registri differenti.

Il libro si presenta sicuramente come un racconto unitario, ma Cuello riesce a mantenere una certa indipendenza tra le singole scene, che assumono il tono di piccoli sketch, siparietti collegati ma al tempo stesso autonomi. La scelta è decisamente riuscita: nelle pagine pur limitate di un graphic novel l’autore riesce a creare piccole ricorsività, tormentoni che accompagnano il lettore e gli danno l’impressione di conoscere da sempre i protagonisti della storia. Intere tavole vanno via ritraendo la placida scansione temporale della vita dei pensionati, in una sorta di dimensione spazio-temporale separata dal resto del mondo e in cui ogni interruzione, ogni cambiamento e ogni ingresso estraneo è una forma di shock.

Questa placidità fa da base ai tanti piccoli disturbi della vita di condominio, ma anche alle improvvise irruzioni dell’altro, che siano dei nuovi inquilini indesiderati (proprio perché stranieri) o i fantasmi di un passato doloroso. Anche qui, è la tensione tra due dimensioni contrapposte a generare un ritmo incalzante e fatto di continui contraccolpi.

residenza arcadia daniel cuello bao

Lo stesso avviene per quanto riguarda lo stile grafico. Il disegno di Cuello è pulito, con colorazione uniforme e una caratterizzazione leggermente caricaturale – quasi cartoonesca – dei personaggi. Qui certamente gioca un ruolo anche l’attività vignettistica dell’autore (i suoi sketch possono essere trovati sul suo sito) associata ad una autentica abilità nel fare recitare i volti e i corpi disegnati. La regolarità delle vignette e dei colori viene poi sconvolta da elementi improvvisi, ad esempio dalle minacciose figure dei soldati governativi, che irrompono nelle vignette con uno stile completamente diverso da tutto il resto.

Residenza Arcadia appare in questo senso una riflessione nitida ma piuttosto sofisticata sul significato dell’alterità, anche e soprattutto in un contesto banale, fatto di persone prive di particolari idee e obiettivi, desiderose semplicemente di continuare la loro vita come hanno sempre fatto.

Altro che Casa Vianello, dunque. Se il povero Raimondo esprimeva, con i suoi affanni da vecchio satiro, la ricerca disperata di una giovinezza perduta e di una felicità mai trovata, i personaggi di Residenza Arcadia nascondono dietro la maschera del quotidiano un intreccio di storie e ferite, la chiusura di vite fragili a un presente minaccioso e la difesa spasmodica di ciò che rimane una volta che si è rinunciato alla felicità.

Il graphic novel di Cuello è allora un’opera prima riuscita sotto (quasi) tutti i punti di vista. Non tutti i passaggi risultano davvero indispensabili (quando si procede per sketch, il rischio della ridondanza è sempre dietro l’angolo); non tutte le tavole sono mosse e compiute. Ma dietro il ventaglio di un umorismo brillante l’autore mette in campo angosce e frustrazioni che ci riguardano tutti, e soprattutto che riguardano ogni tempo, ogni luogo della vita urbana.

L’Arcadia che dà il nome al palazzo e al fumetto, questa terra ideale vagheggiata da poeti e cantori, è dunque un ironico rimando alla natura ancipite di ogni mito del luogo perfetto, in cui è per forza di cose impossibile separare sicurezza e segregazione, identità e violenza, appartenenza ed esclusione, eternità del presente e impossibilità del futuro.

Residenza Arcadia
di Daniel Cuello

Bao Publishing, 2017
167 pp., colori
20,00 €

Leggi le prime 20 pagine

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