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Un po’ più in là: il corpo di Corto

Venerdì 23 giugno, nel complesso museale di Santa Maria alla Scala di Siena, si è tenuto un incontro pubblico dal titolo “Corto un po’ più in là (percorso sulle rotte imprecise di Corto Maltese)”. Attorno al tavolo, a passarsi il microfono e a dire cose più o meno sensate sul personaggio più famoso di Hugo Pratt, in occasione del suo cinquantesimo compleanno, c’erano Marco Steiner, Vincenzo Cascone, Antonio Dragonetto e i nostri Boris Battaglia e Paolo Interdonato. Boris aveva un libro da presentare (di cui abbiamo detto qui e qui), Interdonato invece, come gli succede sempre, si era preparato un discorso rotondissimo che poi ha dimenticato finendo per improvvisare. Il discorso però lo aveva scritto: ne abbiamo le prove. Lo riproduciamo per dimostrare la sua e la nostra ottima fede.

corto maltese

Aprire un convegno, o forse una chiacchierata, che si propone di portare “Corto un po’ più in là” è un’impresa rischiosissima. E lo è per diversi motivi. Innanzi tutto Pratt è stato un autore gigantesco ma anche una vera rockstar: uno di quelli che riescono ad ammantarsi di mito e a circondarsi di culto. Di fronte al culto a noi timidi si accende l’animo da postadolescenti sciocchi fuori tempo massimo. Ecco che arriva la battuta greve e sciocca.

“Corto un po’ più in là”… Cioè? Allungare Corto?

Va bene. Non faceva ridere. Sguardi truci in sala. Ho sentito che più di uno ha pensato forte: “Cominciamo bene! Non si fanno battute così! È blasfemo!”

Perché, appunto, parlare di Pratt e Corto scatena immediati effluvi di sacralità: incenso e cerimonia. Al centro dei culti c’è sempre la parola. Il libro fondante della nostra cultura inizia così: In principio era il Verbo. La parola, appunto.

Il culto prattiano ruota spesso attorno ad alcune parole che gli adepti pronunciano con tono serio, producendo un brivido di piacere in chi li ascolta: Magia, Avventura, Incanto, Sogno, Mistero… Parole che io non so dire.

Per celebrare il culto di Corto, per vestire l’abito del sacerdote di quel culto, per portare Corto un po’ più in là, stasera mi accontenterò di una parola semplice: fumetto.

Una parola semplice ma con una qualificazione complessissima. Tutte le definizioni di fumetto che abbiamo sono approssimazioni incrementali che raccontano frantumi di verità e sono sempre un po’ imprecise. Hanno di volta in volta a che fare con gli elementi che costituiscono quella forma di racconto (i balloon, il disegno, lo spazio bianco), con la successione di immagini a fini narrativi (arte sequenziale), con l’afflato letterario o artistico (nona arte, letteratura disegnata, come amava dire Pratt, o, peggio ancora, graphic novel).

A me quelle definizioni fanno paura, perché mi sembra che vogliano parlarmi di una cosa noiosa, mostrandomene il funzionamento con approccio autoptico. Allora, per parlare di Corto Maltese e di fumetti, mi concentrerò su tre elementi: tempo, spazio e corpo. Sia chiaro che non credo siano tre elementi che qualificano solo il fumetto; so che, senza quei tre, il fumetto non esiste.

Il fumetto è la mappa di un racconto. Traccia su carta lo svolgimento di una vicenda. Una questione di tempo e di spazio e di corpi che li attraversano.

corto maltese sgt kirk

Corto Maltese nasce esattamente mezzo secolo fa: sul primo numero di “Sgt. Kirk”, portato in edicola dall’imprenditore Florenzo Ivaldi e dallo stesso Hugo Pratt nel luglio del 1967, compare la prima puntata di Una Ballata del Mare Salato. “Sgt. Kirk” è un mensile di fumetti nato in un momento in cui la presenza continuativa di “Linus”, mensile inventato a Milano da Giovanni Gandini e da un gruppo di amici suoi, aveva mostrato che fosse possibile pubblicare una rivista a fumetti colta, intelligente, curiosa e non specificamente rivolta a un pubblico di bambini.

Il fumetto è un dispositivo narrativo e, in quanto narrazione, ha a che fare con lo sviluppo temporale delle vicende. Una storia antica: la fabula che è la sequenza che si contrappone all’intreccio che è la strategia di successione degli eventi al fine di mantenere il lettore incollato alla pagina.

La vicenda di Corto Maltese fluisce nel tempo e Pratt è così consapevole di questo obbligo da qualificare nelle prime due pagine della Ballata l’intera vita del personaggio che lo accompagnerà più d’ogni altro. La storia di Corto Maltese si apre con una lettera, indirizzata a Ivaldi, che racconta ai lettori di un Corto che vive con Pandore e forse è cieco: in cima a quella missiva c’è una data e un luogo, 16 giugno 1965, Viña del Mar. Poi inizia il fumetto e, nella prima vignetta, ci sono coordinate geografiche e una data precisa, Oceano Pacifico, tra il meridiano 155° e il parallelo 6° sud, il primo novembre 1913, il giorno di tutti i santi. La storia del corpo di Corto si sviluppa tra quelle due pagine: il punto d’arrivo e il punto di partenza.

Sulla copertina del primo numero di “Sgt. Kirk” compare il primo personaggio della Ballata: Pandora avanza verso il lettore, sorridendo e tenendo a braccetto due personaggi importantissimi per Pratt. Protesa verso lo sguardo del lettore e verso un futuro che, mezzo secolo dopo, sappiamo essere radioso, Pandora si sorregge saldamente ai maestri di Pratt: un corpo che si muove nello spazio e nel tempo.

Terry pirati

I maestri, lo sappiamo, sono una cosa del passato: dobbiamo superarli, mangiarli, ucciderli, come si fa con i padri. Da un lato la ragazza si tiene a Terry, protagonista di Terry and the pirates dello statunitense Milton Caniff. Il segno di Pratt, grosso, modulato, capace di narrare movimento e calore con l’inspessirsi del tratto sotto il peso della mano fa continuo riferimento a quello del maestro della striscia americana: un narratore che racconta l’avventura con una precisione stilistica, ritmica e visuale insuperata. Con l’altro braccio la ragazza è aggrappata al Sgt. Kirk, protagonista di un fumetto che, nel nuovo mensile di Ivaldi, compare con la sola firma di Pratt. Il personaggio, adesso lo sappiamo, era in realtà scritto dall’argentino Héctor Germán Oesterheld. Da quello scrittore straordinario Pratt ha imparato un’avventura più umana e un’empatia commovente verso i personaggi. Da quei due autori ha imparato a cartografare il racconto sulle pagine del fumetto.

“Lei è stato molto fortunato”, dicono Trillo e Saccomanno a Oesterheld, “ha potuto lavorare con alcuni tra i migliori disegnatori al mondo: Pratt, Breccia, Del Castillo, Lalia…”. E lo scrittore: “Nessuno racconterà mai la storia delle bellissime pagine sceneggiate che i disegnatori hanno rovinato”. Poi fa un esempio: una mezza pagina di Kirk in cui voleva che Pratt disegnasse due eserciti che si fronteggiano, dall’alto, in un canyon. Un sacco di particolari, un sacco di dettagli, un sacco di tempo per una pagina che viene pagata sempre allo stesso modo, indipendentemente dalla fatica costata. Un modo per guadagnare la sempiterna gratitudine del disegnatore. Pratt era in ritardo, come sempre aggiunge Oesterheld, e ha disegnato una fila di soldatini in silhouette sulla linea dell’orizzonte che si vedono tra gli scarponi in primo piano di altri soldati.

Certo… è la soluzione più semplice e denota una qual certa cialtroneria. Non so voi, ma io la trovo geniale. Racconto, modulazione del segno, efficacia narrativa, sintesi. Caniff incontra Oesterheld attraverso il corpo di Pratt.

E arriviamoci al corpo. Corto Maltese porta a spasso il suo corpo da marinaio per l’intera durata della saga prattiana, consapevole del suo essere un personaggio dei fumetti. Lo vediamo apparire crocifisso, seduto su una sedia impagliata “recitare per un pubblico invisibile” e conscio “di essere un uomo del destino”, con un cappotto bellissimo e due bottiglie di Côte de Nuits in tasca mentre nei cieli scorrazza il barone rosso, mentre danza con i leprechaun o gli scheletri, mentre beve dal sacro Graal, mentre si allunga la vita con una rasoiata sul palmo, immerso nell’oceano con uno scafandro da palombaro… Ma lo vediamo anche sparare, correre, fuggire, dormire, amare e idealizzare donne, lavarsi spessissimo, leggere prima di andare a dormire, guardare i fumetti e l’orizzonte con lo stesso sguardo perso, cadere sempre un po’ dalle nuvole… E tutto questo mentre porta a spasso un corpo da fumetto. Un corpo vestito da marinaio, esattamente come succede ad alcuni suoi grandi predecessori: Popeye di Elzie Segar e Paperino di Carl Barks. Gente di che muove il proprio corpo di carta in un mondo magico, avventuroso, incantato, sognante, misterioso…

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