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FocusIntervisteIntervista a Taiyo Matsumoto. Racconti d'infanzia tra rabbia e riflessione

Intervista a Taiyo Matsumoto. Racconti d’infanzia tra rabbia e riflessione

*di Andrea Fontana e Ste Tirasso

Quello che, nelle interviste, risulta spesso straniante è l’idea che ti fai delle persone che devi intervistare e come queste sono nella realtà. Il motivo è semplice: l’idea che ci facciamo di un autore è spesso filtrata dall’opera che abbiamo letto.

Dopo aver letto Tekkon Kinkreet e il meraviglioso Sunny, entrambi pubblicati da J-Pop, ammetto che mi ero costruito in testa l’idea che Taiyo Matsumoto fosse un uomo con un ardore e una rabbia senza eguali. Ancora una volta, e non senza piacere, sono stato smentito. Matsumoto è un uomo che ha superato la cinquantina (anche se ne dimostra molti meno, nonostante i capelli leggermente ingrigiti) ed è estremamente posato.

Tranquillo, riflessivo e cordiale, durante l’edizione 2017 di Lucca Comics & Games, dove è stato tra gli ospiti internazionali, Matsumoto ha risposto alle nostre domande soppesando ogni parola, intervallando talvolta con qualche frase in inglese, per cercare di creare una comunicazione diretta che superasse i limiti del divario linguistico. Ancora: abbiamo avuto l’impressione che Taiyo Matsumoto viva per il fumetto, nei confronti del quale nutre un amore sconfinato che non nasconde affatto.

Taiyo Matsumoto

Sunny racconta della vita di un gruppo di bambini orfani o abbandonati. In Tekkon Kinkreet “Kuro” e “Shiro” sono due bambini orfani che lottano per sopravvivere in un mondo spietato. Quanto c’è di lei in questi personaggi e perché è importante raccontarli?

In Tekkon Kinkreet ho cercato di raccontare la mia storia, in particolare la mia infanzia, dato che anch’io ho vissuto in un periodo in una casa famiglia. All’epoca avevo un sogno, quello di vivere in una grande città, magari rubando in giro. Questo era un sogno che condividevo con gli altri ragazzi della casa famiglia. In Sunny, invece, ho voluto raccontare la dimensione più sentimentale della mia infanzia.

In alcune opere il tratto è più semplice e spigoloso, adatto alla dinamicità delle tavole, mentre in Sunny il segno si fa più sporco e i retini vengono abbandonati in favore di grigi acquarellati, che con le loro pennellate addolciscono il tratto del pennino. Come ha maturato questo stile? Crede che ogni storia abbia una dimensione grafica specifica, e che il disegno debba cambiare a seconda di come deve essere raccontata storia?

Il cambio del mio stile dipende dalla storia che voglio raccontare. Quando ero giovane volevo descrivere più chiaramente le azioni, proprio, come dicevi tu, per rendere le sequenze il più dinamiche possibile. Poi, con l’età, ho voluto aggiungere delle linee morbide, espressioni più delicate perché credo che questo stile si adatti meglio alla mia vita di oggi.

Taiyo Matsumoto

Trovo le sue opere, Sunny in particolare, capaci di toccare le corde più nascoste del nostro animo. Le sue storie passano dalla violenza di Tekkon Kinkreet alla poesia di Sunny. Questa duplicità rappresenta il suo modo di interpretare il mondo?

Sinceramente non ho mai avuto l’intenzione di disegnare le mie opere per creare contrasti o dualismi specifici. Ma credo che, durante la lavorazione di Tekkon Kinkreet, dovessi esprimere la rabbia che covavo dentro in quel periodo. In Sunny, che ho disegnato vent’anni dopo rispetto a Tekkon Kinkreet, sono cambiato, sono diventato più riflessivo, per questo nelle mie opere si notano queste differenze.

Nelle sue opere ci sono spesso scelte registiche molto cinematografiche, oltre al frequente uso di prospettive esagerate e inquadrature distorte, come sotto una lente grandangolare. Quale ruolo gioca l’influenza del cinema e della fotografia nel suo lavoro?

Durante la lavorazione per me è fondamentale basarmi su foto che ho scattato in precedenza. Per me è quindi un riferimento obbligato, così come credo lo sia per molti altri. Per quanto riguarda l’uso di prospettive grandangolari, che uso spesso, le utilizzo per dare un maggiore impatto all’opera. Un discorso a parte riguarda il cinema. Mi piace tantissimo guardare i film, al pari di leggere i manga. Sono molti i film che mi hanno ispirato, l’influenza che ho ricevuto in questo senso è incalcolabile.

Taiyo Matsumoto

Lei ha avuto modo di lavorare assieme a Nicolas De Crécy a un artbook. Si può dire che De Crécy è un artista europeo con influenze nipponiche, mentre lei è un artista giapponese con influenze europee. Cosa ne pensa dell’arte di De Crécy e dell’incontro fra manga e fumetto europeo?

Io sono veramente felice di aver incontrato Nicolas perché è un talento puro che stimo tantissimo. Non so dire se la cultura e lo stile giapponese ha influenzato Nicolas, ma sicuramente lui mi ha ispirato tanto. Io non tendo a considerare gli altri artisti, non approfondisco gli altri lavori ma la bande desinée mi ha influenzato molto e di questo non posso che essere felice.

La prima volta che ho scoperto l’opera di Nicolas De Crécy è stato in Francia, durante il Festival di Angoulême e avevo ventisette anni. Quando ho letto i suoi fumetti mi hanno colpito talmente tanto che per un anno ho vissuto una sorta di depressione. Da allora mi sono sempre impegnato nel cercare di migliorarmi.

Nel corso della sua carriera ha avuto modo di lavorare anche come illustratore, con uno stile decisamente più pittorico ma ugualmente poetico (come testimoniano le splendide copertine – e retro – di Sunny). Quali sono le differenze di approccio nel suo modo di concepire le illustrazioni rispetto alle storie a fumetti?

In tutta sincerità, in questo momento, non ho le forze per mettermi al lavoro su un nuovo manga. Come sapete ci vuole tanta energia e anche molto coraggio. Quindi, in questo periodo, mi concentro soprattutto sulle illustrazioni che altri autori mi commissionano, dei quali, naturalmente, leggo ogni cosa prima di mettermi al lavoro. Loro mi danno la forza per andare avanti e questo mi piace, mentre nel manga il controllo è solo mio, quasi fossi un re, ma l’illustrazione lo faccio con estremo piacere.

Se dovesse indicare un mangaka contemporaneo che stima e uno del passato a cui si è ispirato chi direbbe e perché?

Ce ne sono veramente tanti, non saprei nominarli veramente tutti ma sicuramente posso fare il nome di Otomo Katsuhiro, Moebius, De Crécy. Tra i nuovi artisti giapponesi quello che ritengo molto bravo è sicuramente Nishimura Tsuchika (autore di un manga inedito in Italia intitolato Sayonara Mina-san), per me è veramente un genio.

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