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FocusL’alba dei supereroi. La grande mostra DC Comics a Parigi

L’alba dei supereroi. La grande mostra DC Comics a Parigi

Prolungata fino al 7 gennaio 2018 per la grande affluenza, DC Comics. L’aube des super-héros è una mostra ospitata dal grande edificio di Art Ludique al 34 di Quai d’Austerlitz, in riva alla Senna, spesso sede di esposizioni ad alto tasso pop. A fine 2016, ad esempio, le stesse sale aveva ospitato un’ampia retrospettiva dedicata alle creazioni Pixar.

 L’alba dei supereroi è un titolo pomposo che però rende bene l’idea della panoramica sui personaggi DC diventati, fin dagli anni Trenta, archetipo di tutta l’editoria di fumetto supereroistico successiva, sebbene oggi gli eroi di questo immaginario siano più noti grazie alle loro trasposizioni cinematografiche. Il calendario della mostra, infatti, non a caso coincide con l’uscita del discusso film di Zack Snyder sulla Justice League, che in Francia aveva esordito nei cinema due giorni prima della mia visita alla mostra, venerdì 17 novembre.

Il taglio pop deciso dagli allestitori è evidente dalla spartizione netta tra lo spazio riservato alle tavole originali di fumetto, esposte in un ordine cronologico di realizzazione e divise tra le rispettive sale dedicate a Superman, Batman, Wonder Woman e Justice League, e i memorabilia dei character DC soprattutto nella loro declinazione cine-televisiva. Il tutto punteggiato con alcuni video dove registi, sceneggiatori, scenografi e costumisti ne raccontano i retroscena nelle cuffie delle audioguide.

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dc comics mostra parigi

Dal tipo di pubblico col quale ho condiviso la visita, composto in larga parte da ragazzini maschi dell’hinterland parigino, del tutto disinteressati ai fumetti ma rapiti dai modellini e dai costumi, l’impressione è quella di aver considerato le pagine dei comics come mero accessorio di tutto il resto. Un segnale indicativo, direi, del rapporto ancillare che spesso ricoprono gli albi rispetto all’ipertrofico – e ben più remunerativo – comparto cine-televisivo sviluppato da Time Warner per tenere testa al Marvel Cinematic World.

Nonostante queste dinamiche, poter ammirare tutte insieme le tavole originali delle tre principali icone DC e di (pochi) altri eroi della Distinta Concorrenza vale davvero il prezzo del biglietto – 16,50 euro quello intero – piuttosto alto per il visitatore italiano, ma in linea con i costi di una mostra parigina media. Almeno dal punto di vista dell’appassionato, il quale può osservare e anche fotografare – seppure l’illuminazione si attenui parecchio nelle sale dove impazza proprio il Cavaliere Oscuro, che per ovvi motivi ha un posto di rilievo nell’economia dell’intera mostra – decine e decine di cover, splash page e pagine delle storie dei supereroi DC dal 1938 ai giorni nostri.

Si parte coi numeri di Action Comics corrispondenti al lancio di Superman, quando il kryptoniano correva “più veloce di un proiettile” ma ancora non volava, saltando piuttosto da un grattacielo all’altro di Metropolis. Si passa per le copertine della Golden Age firmate tra gli altri, oltre che dal creatore grafico Joe Shuster, da Fred Ray e Mort Weisinger, su su fino alla Silver Age di Curt Swan e Wayne Boring, all’energia dei seventies con Gil Kane e al rilancio eighties del Man of Steel di John Byrne, alle incursioni dark di Mike Mignola e alle più contemporanee e poderose chine di Jim Lee. Accanto, su un grande schermo, scorre un montaggio degli splendidi cortometraggi che i fratelli Fleischer negli anni Quaranta dedicarono al capostipite degli eroi in costume.

dc comics mostra parigi

Si passa poi al Batman di Bob Kane, Sheldon Moldoff, Dick Sprang e Jerry Robinson in alcune ingenue copertine ingiallite dal tempo e un raro esemplare di striscia sindacata disegnata da Kane. Della Silver Age non mancano i giocosi team-up del Dinamico Duo insieme a Superman tratti da World’s Finest. Di seguito arriva Carmine Infantino, che ha stabilito il canone del Pipistrello per tutti gli anni Sessanta, poi i Settanta coi vari Neal Adams (il rilancio tenebroso del decennio in opposizione al camp di quello precedente), Joe Kubert e Dick Giordano, nonché il Batman scattante e rabbioso dei primi anni Ottanta che campeggia dalle cover e dalle pin-up di George Perez, Jim Aparo e José Luis Garcia Lopez. C’è quello trasognato di P. Craig Russel, quello hard boiled di David Mazzucchelli e Alan Davis e quello iperrealista di Brian Bolland nell’imprescindibile Batman: The Killing Joke.

È una bella sorpresa poter esaminare da vicino quattro tavole ad acquerello del volume uscito negli Usa a novembre, scritto e disegnato dal superbo autore svizzero Enrico Marini, Batman: The Dark Prince Charming, mentre delude un po’ la presenza di soli quattro estratti, nemmeno troppo significativi, del capolavoro di Frank Miller Il ritorno del Cavaliere Oscuro, compresa una pagina a china con il lucido dei colori di Lynn Varley.

Wonder Woman soffre un po’ in disparte nella sua eterna terzitudine di popolarità rispetto ai colleghi maschi della triade supereroica. In mostra si possono vedere le prime copertine di Sensation Comics disegnate da H.G. Peter, dove esordiva l’eroina destinata a conquistarsi presto una testata tutta sua. Subito dopo ci si lustra gli occhi con la rilettura muscolare del George Pérez anni Ottanta e quella decisamente sexy di Frank Cho degli anni Duemila, accanto alle teche dove sono custoditi i succinti costumi di Lynda Carter dalla serie tv anni Settanta e quelli guerreschi dell’androgina Gail Gadot del recente film di Patty Jenkins.

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Ogni rispettivo settore della triade DC è accompagnato dalla diffusione in loop delle colonne sonore più note. Dal soundtrack epico di John Williams per il kolossal di Richard Donner del 1978 con Christopher Reeve all’immortale refrain della serie pop di Batman del 1966, seguita dalla titletrack dark di Danny Elfman per il Batman burtoniano del 1989, surclassata poi dalle angosciose note di Hans Zimmer e James Newton Howard dalla trilogia di Christopher Nolan. Negli spazi riservati all’Amazzone non poteva mancare la diffusione della sigla di Charles Fox che accompagna le giravolte di Diana Prince, trasformazione poi copiata anche dai fumetti.

Potrà sorprendere alcuni lo scarso spazio dedicato a Flash, rappresentato soprattutto nelle matite di Murphy Anderson e Carmine Infantino, nonostante il buon successo non dico dei suoi fumetti, ma pure della serie tv targata The CW che ha seguito il rilancio degli eroi DC in chiave glamour e giovanilistica, post Smalville per intendersi. Poco rappresentati sulla carta anche gli eroi – di alterna fortuna – come Aquaman, Lanterna Verde o Martian Manhunter. Del tutto assente, invece, l’evidentemente troppo antiquato – almeno per le sensibilità del mercato odierno – Capitan Marvel/Shazam.

I pezzi di rilievo, dunque, non mancano, anche tra i materiali extra editoriali. Fra questi sono degni di nota i costumi originali di Christopher Reeve sia nei panni dell’Uomo d’Acciaio che di Clark Kent, nonché alcune pagine degli storyboard dei sequel anni Ottanta. Sono inoltre presenti i bozzetti dei costumi previsti per Nicholas Cage nel progetto di film – mai realizzato – degli anni Novanta, Superman Lives. C’è il costume ipertecnologico indossato da Henry Cavill da L’uomo d’Acciaio del 2013 in poi: subito salta all’occhio l’evoluzione tecnica nella resa cinematografica delle bardature del supereroe di oggi, tutte tendenti ad assomigliare all’armatura, a scapito della magia che sospende l’incredulità davanti alle “pieghe da pigiama” e ai cavi mal celati che reggono l’attore di turno in volo dell’epoca pre-CGI, come noteranno gli occhi più attenti davanti ai film di Donner e Lester.

dc comics mostra parigi

Si continua con la tuta che tratteneva la panzetta di Adam West e la veste circense che scopriva le gambe di Burt Ward. C’è anche l’abito lilla del Joker baffuto di Cesar Romero, seguito poi dal costume patriottico della ortodossa – rispetto alla foggia del fumetto – Wonder Woman televisiva.

Parecchio interessanti e piacevoli i cel della serie animata anni Novanta Batman: The Animated Series (1992) e della successiva cugina intitolata all’ultimo figlio di Krypton (1996), a cura tra gli altri di Bruce Timm e del compianto sodale Darwin Cooke, celebrati anche con alcune loro illustrazioni e tavole di fumetto in b/n e a colori.

La parte del leone la fanno però i modellini e le maquette delle diverse fogge di Bat-mobile (e Bat-moto, e Bat-cottero…) che hanno accompagnato il Crociato Incappucciato a partire soprattutto dai film di Burton, insieme agli arredi delle varie Bat-caverne e di alcune scene topiche dei film di epoca Nolan, esemplificando il tutto coi bozzetti disegnati a mano dal prodigioso scenografo Anton Furst e con i – meno affascinanti, va detto – rendering 3D più recenti.

Concludono la mostra una carrellata veloce di tavole e copertine della Justice Society of America e della sua evoluzione, la Justice League, prototipo di tutti i supergruppi a fumetti futuri, tra le quali spiccano alcuni brani dai graphic novel dipinti da Alex Ross per la miniserie Kingdom Come e le sue successive filiazioni. Un breve video, in una saletta appartata, segna il termine della mostra con un collage dei pezzi migliori appena incontrati. Un caratteristico montaggio serrato dai toni tenebrosi, come nella linea che contraddistingue buona parte della produzione DC Comics degli ultimi anni.

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