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RecensioniBBB consiglia5 motivi per leggere "Non so chi sei" di Cristina Portolano

5 motivi per leggere “Non so chi sei” di Cristina Portolano

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Nella rubrica ‘BBB Consiglia’, ogni mese, il festival bolognese BilBOlbul seleziona un’opera a fumetti di particolare valore e interesse, offrendo una lista di buone ragioni per leggerlo. Questo mese parliamo di Non so chi sei, un fumetto di Cristina Portolano pubblicato da Rizzoli Lizard.

non so chi sei cristina portolano

Una giovane donna esce da una lunga relazione sentimentale e per riprendere contatto con la propria sessualità e conoscere nuove persone scarica un’app e comincia a incontrare sconosciuti. Un fumetto che ha il pregio di evitare falsi moralismi e descrivere un punto di vista che molto spesso non viene nemmeno sfiorato: come si comporta una donna quando vuole una vita sessuale attiva e non ha un partner fisso? Come può riuscire a esprimere i suoi desideri e le sue necessità? Quali sono le contraddizioni interne e le critiche introiettate e/o della società che deve affrontare?

Con Non so chi sei Cristina Portolano propone un fumetto che oscilla sul confine tra fiction, autobiografia e disanima sociale, riuscendo a tratteggiare con leggerezza le difficoltà e i piaceri dell’incontro con l’altro attraverso il sesso, che molte generazioni oggi affrontano online, e che ancora pochi in Italia stanno raccontando per davvero.

Ecco 5 motivi per leggerlo:

1 | Una donna racconta l’esplorazione di sé attraverso il sesso

Ancora nel 2018 non è comune trovare un libro che parli di sesso e relazioni sessuali scritto da una donna, non impossibile ma di certo raro. Cristina Portolano parte dalla rivendicazione dell’esperienza sessuale come tassello imprescindibile di un periodo di crescita personale. Lo fa presentandoci in modo onesto quali possono essere i dubbi che una donna vive nel momento in cui decide di incontrare degli sconosciuti e legarsi a loro fosse anche solo per una notte. E cercando di tenersi il più lontano possibile da stereotipi e da preconcetti anche di tipo politico e sociale. La protagonista, all’inizio scanzonata, quasi aggressiva, arriva a scambiare la pura intesa sessuale per un legame più profondo e si assesta poi, riacquisita l’autostima persa durante la storia precedente, in una sana posizione di esplorazione di se stessa e dell’altro.

non so chi sei cristina portolano fumetto graphic novel

2 | Un fumetto “leggero”

C’erano due grossi rischi nel raccontare una storia come questa: glorificare il sesso occasionale, trasformando la protagonista in una macchietta e appiattendo la complessità del suo percorso, o ridurre tutto alla cronaca di una sbandata post relazione. Non so chi sei cammina in bilico tra questi due estremi senza perdere l’equilibrio. Della protagonista mostra la consapevolezza e la fragilità in dosi uguali e ben calibrate: la vediamo soffrire per la fine di una storia durata anni e contemporaneamente godersi una serie di incontri con uomini conosciuti su Tinder; la vediamo innamorarsi, poi scegliere di restare sola perché “la vita è troppo breve per farsi rallentare da qualcuno che non starà mai al tuo stesso passo”; la vediamo mettere in discussione le proprie scelte e il contesto in cui le fa senza celebrare l’avventura fine a se stessa o trasformare la propria esperienza in una dichiarazione politica. Le frecciate al patriarcato ci sono (e meno male), ma incastrate con naturalezza in quello che è prima di tutto il racconto dell’evoluzione di un personaggio, senza pretese. Una delle qualità principali di questo fumetto diventa quindi la leggerezza, intesa non come superficialità ma come naturalezza e libertà di narrare quel che accade senza doverlo continuamente dimostrare o giustificare.

3 | Al confine tra i generi

Un fumetto che riesce a situarsi sul confine tra i generi. Non so chi sei non è un’autobiografia pura, non è “soltanto” una fiction e non è pienamente un pamphlet sul sesso in forma grafica. Si situa all’incrocio tra questi generi garantendo da un lato la giusta dose di onestà e compartecipazione emotiva con la protagonista, e dall’altro un certo distacco e una chiarezza nell’esposizione che ce la fa vedere come una sperimentatrice al posto nostro, che si assume il rischio di fare sesso senza il preservativo o di affezionarsi troppo o di offendere il partner dicendogli che non sta provando piacere o di apparire “esagerata” desiderando fare sesso subito una seconda volta. Il meccanismo non è perfetto e a volte i passaggi di questa vita immaginata e ricostruita su carta sono troppo affrettati o meccanici, come nel caso della realtà familiare della protagonista (la malattia e la morte della madre vengono introdotte in poche vignette e subito superate, senza che questi fatti modifichino la qualità emotiva della protagonista), ma la struttura “a scene” per lo più funziona e l’evoluzione del personaggio è bilanciata e credibile.

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4 | Il sesso disegnato bene

Dev’essere difficile disegnare una scena di sesso credibile (figurarsi un libro pieno di scene di sesso), senza cadere in stereotipi. La Portolano ci riesce piuttosto bene: i suoi personaggi risultano “veri” nel modo in cui parlano, si muovono e fanno sesso, e così anche i loro corpi, spesso imperfetti, e riesce a farlo tenendosi sempre lontana da una visione oggettificata sia del corpo maschile sia di quello femminile. Allo stesso tempo, però, i suoi restano corpi di carta, forme stilizzate che l’autrice deforma a seconda delle metafore che vuole creare: la testa scompare nel momento dell’orgasmo e il partner maschile si fa piccolo piccolo su un corpo matronesco a rappresentare la sua temperatura emotiva. La sintesi del disegno semplifica ma non idealizza. Il rosa, unico colore sulle tavole oltre al nero del tratto e alla scala di grigi che indica i flashback, ci dona il colore della pelle, ma trasfigurata dal color carne naturale a un più simbolico e straniante rosa confetto, che rende il tutto più rassicurante, meno erotico ma anche definitivamente più fantastico.

5 | Un fumetto che mancava

Nonostante quello che ne è stato scritto, Non so chi sei non è un libro sull’“amore ai tempi di Tinder”. È un libro sul piacere, sulle relazioni, sul concetto di intimità, in cui Tinder è solo un pretesto (oltre che un buon espediente per solleticare la curiosità di chi passa davanti allo scaffale delle graphic novel in libreria). Risulta attuale non tanto per la tecnologia che necessariamente racconta, ma per la voce che utilizza: quella di una donna che conosce se stessa e il proprio corpo, sa sedurre e si diverte a farlo, e che, anche nei momenti di maggiore vulnerabilità, sa quando e come dire di no. Non è un libro riuscito al 100%: se da una parte il suo non prendere apertamente posizione sulle questioni di genere lo rende forse più accessibile, dall’altra aumenta il rischio che possa apparire superficiale. Ma quante altre autrici italiane raccontano storie come questa? Quante lo fanno a fumetti? Quante pubblicando per un editore non di nicchia? In questo senso Non so chi sei è un libro che dice qualcosa di noi, del tempo e del luogo in cui viviamo, e che usa il linguaggio del fumetto per raccontare un altro possibile punto di vista sul sesso.

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