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RecensioniNovità"X-Men Grand Design", Ed Piskor e la nostalgia revisionista dei mutanti Marvel

“X-Men Grand Design”, Ed Piskor e la nostalgia revisionista dei mutanti Marvel

Tutti i mercoledì negli Stati Uniti vengono pubblicate decine di albi a fumetti. Ogni Maledetta Settimana è la rubrica che tutti i venerdì, come un osservatorio permanente, racconta uno (o più) di questi comic book.

X-Men Grand Design Ed Piskor

Ed Piskor, già autore di una storia dell’hip hop, passa dalla mitopoiesi al mito vero e proprio: quello dei mutanti Marvel. Con Grand Design, in due soli numeri di 40 pagine condensa la genesi degli X-Men, partendo dalle vicende dei giovani Charles Xavier e Magneto, fino a una riscrittura delle avventure della versione classica del gruppo.

Un’impresa difficilissima a partire dalla straordinaria compressione narrativa che richiede e che Piskor coniuga in pagine fitte di vignette – spesso impostate su 4 strisce – e di testo, con numerose didascalie dove la voce narrante di Uatu, l’Osservatore, narra la storia. Anche il disegno deve lavorare di fino e non ci sono scorciatoie, tutto è meticolosamente dettagliato, dalle espressioni ai vestiti e agli ambienti. Il look complessivo è naturalmente vintage, sia per la relativa pesantezza del tratto e la densità del racconto, sia per la colorazione a base di retini e la carta finta ingiallita.

X-Men Grand Design ed piskor marvel

Quella di Piskor è una narrazione più o meno lineare, anzi diremmo il più lineare possibile per storie di questa complessità, ma tutto è rivisto alla luce del principale mito che da un certo punto in poi si è imposto sulla storia degli X-Men: Fenice. Così l’autore riconduce a questa energia cosmica tutta la serie di cospirazioni aliene in cui il gruppo si è imbattuto nel suo periodo classico, ben prima dell’arrivo di Claremont. Allo stesso modo rilegge alcuni episodi con la coscienza di fatti che sono stati rivelati molto dopo, come per esempio la reale discendenza di Lorna Dane da Magneto.

Questo primo dittico non chiude però la storia e anzi termina con l’annuncio di nuovi capitoli in arrivo più tardi nel 2018, l’autore infatti ha dichiarato che il suo progetto è un “remix” dei primi 300 numeri di Uncanny X-Men (insomma fino al termine dell’era Claremont). Difficile dire come riuscirà a trovare una quadratura del cerchio al moltiplicarsi dei supergruppi mutanti (con Nuovi mutanti e X-Factor) e al crescere di linee temporali alternative, ma probabilmente oltre alla Fenice (e ad Apocalisse e Sinistro), il cuore della storia rimarrà il rapporto tra Xavier e Magneto.

X-Men Grand Design ed piskor marvel

Al di là di queste speculazioni non c’è opera che meglio incarni lo spirito di Marvel Legacy: la riflessione su come anni di storie serializzate siano state capaci di costruire un universo coerente di grande ricchezza e complessità. Ogni albo è infatti chiuso da due pagine di note che, tavola per tavola, spiegano da quali episodi provengano i fatti raccontati, oltre a una grande lavagna di ringraziamento piena dei nomi degli autori che hanno contribuito alla saga.

Una vera e propria celebrazione dell’eredità creativa dei mutanti della Marvel, ideale punto di ripartenza per ritrovare lo spirito originale di quelle storie e un vero e proprio antidoto alle tristi sorti che affliggono i mutanti per lo meno da Bendis incluso in poi (ma già dopo Morrison non si salva un granché).

Bonus: Walking Dead #175 – New World Order

walking dead 175 new world order kirkman image comics

Come annunciato da mesi inizia una nuova fase per The Walking Dead, la serie di Robert Kirkman e Charlie Adlard ormai arrivata al numero 175, che rilancia la saga introducendo finalmente la comunità con cui il gruppo di Rick era entrato in contatto radio almeno 20 numeri prima.

In mezzo del resto c’era stata la guerra contro i sussurratori, che ha tenuto banco per molti episodi con molte tavole dalla griglia composta da 16 vignette, un vero e proprio tour de force per Adlard e una netta accelerazione anche per Kirkman, che su questa serie aveva sempre tenuto un ritmo più decompresso. D’altra parte se non fosse stata raccontata così, la guerra con tutte le sue fazioni e i suoi moltissimi personaggi si sarebbe protratta per un numero abnorme di episodi, quindi si è fatta di necessità virtù. Dopo alcuni numeri post-bellici di elaborazione del lutto per molti protagonisti e di rinascita per le comunità coinvolte, ecco che l’ambizione della serie torna a crescere.

walking dead 175 new world order kirkman image comics

Per raggiungere la nuova comunità è stato necessario un lungo viaggio da parte di un gruppetto mandato in avanscoperta e capitanato da Michonne, che ha anche attraversato una città rompendo la regola di starne lontani e il tono rurale della serie. Nel numero 173 erano finalmente arrivati a destinazione e, dopo un episodio tutto dedicato a Negan, ora ci viene svelato con chi sono entrati in contatto i sopravvissuti. Senza raccontare nulla diciamo solo che si tratta di una comunità molto più grande, organizzata e armata della loro, ma il gioco non è solo ad accrescere esponenzialmente lo scenario, perché il colpo di scena finale ha invece un impatto privato e umanissimo su uno dei protagonisti.

La post-apocalisse di Kirkman si rigenera insomma aprendosi a nuove dinamiche e ordini sociali, ma senza dimenticare la soap opera che da sempre accompagna i personaggi, con i loro numerosi ed estremi drammi privati.

Bonus 3: Guardians of the Galaxy #150

guardians galaxy 150 marvel

Si conclude per ora la serie di Guardians of the Galaxy di Gerry Duggan, che nell’ultimo arco narrativo Infinity Quest è stata disegnata interamente da Marcus To (con l’eccezione di alcune pagine del numero 150 firmate da un Aaron Kuder al suo meglio e dedicate ad Adam Warlock) e colorata da Ian Herring.

La storia continuerà negli albi di Infinity Countdown, che probabilmente condurranno a un nuovo evento con al centro le pietre dell’infinito, in una chiara sinergia con i due Marvel movies in arrivo dedicati agli Avengers.

guardians of the galaxy 150 marvel

Come già dicevamo qualche mese fa, la serie di Duggan ha saputo allargare molto l’affresco narrativo e anche in questi numeri ognuno dei protagonisti, più o meno sotto copertura nei nuovi Nova Corps, ha la propria missione per cercare di proteggere il corpo dalla confraternita dei Raptor e per trovare le pietre dell’infinito che in particolare ossessionano Gamora. Le varie storie si incastrano tra loro, fino a convergere in una battaglia finale, il tutto senza dimenticare il sense of humour che caratterizza il team e pure rimettendo in gioco le versioni malvage di Groot, Knowhere con il cane russo telepate Cosmo e il ritornato Richard Rider, l’originale Nova.

La resurrezione di Warlock, che arriva già con un colpo di scena inatteso, è poi la ciliegina sulla torta di un arazzo narrativo davvero vasto, epico e divertente, dove l’unico limite sembra la facilità con cui i nostri tendono ad avere la meglio, cosa che probabilmente sarà destinata a cambiare con il crescere della posta in gioco nel countdown verso il crossover.

Bonus 4: Babyteeth #7

babytheeth aftershock comics danny cates

Quest’anno parleremo spesso di Donny Cates, che dopo il successo di God Country si è visto aprire molte porte e si è scatenato: alla Marvel scrive Doctor Strange e Thanos, alla Image-Skybound scrive Redneck e alla Aftershock scrive Babyteeth. Del resto ha sempre avuto uno sguardo iconoclasta sui supereroi, come testimoniano le sue Payback – ex supereroi in bancarotta che fanno gli esattori contro altri superesseri che si sono indebitati fino al collo per i propri poteri – e Buzzkill, su un supereroe che scatena i propri poteri grazie ad alcol e pasticche.

Babyteeth è però nella sua vena più horror rurale, con cazzuti protagonisti del Sud degli States, uniti da vincoli familiari e decisi a proteggere un neonato. Poco importa che probabilmente sia l’anticristo, si nutra di sangue e non di latte, abbia un pianto dagli effetti devastanti e abbia pure scatenato un terremoto alla nascita. C’è un gruppo di potenti che opera nell’ombra, che si chiama infatti Silhouette, deciso a eliminare il piccolo prima che diventi una minaccia inarrestabile, e c’è un vecchio sicario che non sarà invulnerabile come il Santo degli assassini ma non è molto meno letale.

babytheeth aftershock comics donny cates

Questo numero 7, che inizia il secondo arco narrativo, è dedicato proprio a lui, il Coyote, e piazza come tutti i capitoli precedenti un colpo di scena, svelando le sue reali intenzioni. Babyteeth, accompagnata dalla voce over della madre che racconta al figlio nel futuro come sono andati i suoi primi mesi di vita, è una serie ricca di rivelazioni, entrate a sorpresa, morti orribili, eventi soprannaturali e ha un cast che cresce costantemente.

Se il numero 6 si era chiuso per certi versi con il colpo di scena più scontato (se di un personaggio uno dei genitori è scomparso state pur certi che risalterà fuori in un ruolo controverso), sbrigando subito la questione più ovvia, il settimo episodio svela finalmente cosa fosse andato storto con un precedente “anticristo” – che siamo certi si rifarà vivo insieme alla madre – e allarga ulteriormente il respiro.

Si tratta di una serie che si legge velocemente, anche grazie ai disegni quasi schizzati di Garry Brown (accreditato come co-ideatore) e colorati a tinte a volte fortissime da Mark Englert. Babyteeth è godibile come una versione solo un po’ meno blasfema e più sopra le righe di Preacher, di cui manca il greve catalogo di perversioni sessuali e pure la gravitas dei personaggi, compensati però da un acceleratore fin qui davvero premuto a tavoletta.

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