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NewsIl discorso di Eric Stephenson sullo stato del fumetto americano

Il discorso di Eric Stephenson sullo stato del fumetto americano

La traduzione del discorso che Eric Stephenson, responsabile creativo di Image Comics, ha tenuto il 21 febbraio 2018 in occasione dell’Image Expo 2018, convention interamente dedicata alla casa editrice, durante la quale sono state presentate tutte le principali novità per i prossimi mesi, che qui vi abbiamo raccontato una per una.

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Eric Stephenson durante il suo discorso alla Image Expo | Foto via Bleeding Cool

Buongiorno. Se venite da fuori, benvenuti in una delle città più fighe d’America. Se siete di Portland, grazie per essere stati così accoglienti nei confronti di Image durante il nostro primo anno in questa città fantastica.

Un paio d’anni fa, Image si trovava qui per il ComicsPRO, un evento che Portland ospita di nuovo questa settimana. Mi trovavo a cena con alcuni autori del posto quando l’editore di Dark Horse Mike Richardson si fermò al nostro tavolo e ci dette il benvenuto a “Comic Book City, USA”. Mike era visibilmente orgoglioso del nuovo status di Portland come fulcro del fumettio. E faceva bene a esserlo, perché se non fosse stato per i suoi sforzi la comunità fumettistica di Portland non sarebbe stata neanche lontanamente così vivace. Mike non ha solo fondato Dark Horse Comics, ha costruito una casa per i fumetti qui a Portland e dovremmo essergli tutti debitori per i suoi sforzi, perché ha reso un posto meraviglioso ancora più bello.

Sono fiero di lavorare nell’industria del fumetto. Sono nel business da 26 anni – appena più di metà della mia vita – e anche se ogni lavoro ha i suoi alti e bassi sono sempre stato grato della strada che mi ha portato dove sono ora. Dire alle persone che lavoro con i fumetti è sempre divertente. Anche quando parlo con qualcuno che non ha mai letto un fumetto in vita sua, mi ritrovo di fronte gente meravigliata che vuole saperne di più.

Sono passati un po’ di anni, era il Giorno dei presidenti e stavo parlando con alcuni amici. Dissi che invece di fare festa sarei andato al lavoro. Una persona che avevo appena conosciuto aggrottò la fronte e disse che le dispiaceva. Io risposi subito che a me non dispiaceva per niente, perché amavo andare a lavorare ogni giorno. Disse: «Devi avere un lavoro parecchio fico allora», e io risposi: «Sì, lavoro con i fumetti».

Quindi sì, sono orgoglioso del mio lavoro. E ovviamente sono particolarmente orgoglioso di lavorare alla Image. Una delle gioie inaspettate di vivere a Portland è stata capire quanto tutti fossero entusiasti del fatto che lavorassimo qui. Quando Image venne fondata, 26 anni fa, la sede era in California – prima a Fullerton poi ad Anaheim, poi ancora a City of Orange –, ma ci spostammo a Berkeley nella Bay Area nel 2004.

Image è rimasta nella Bay Area per 12 anni. È un posto bellissimo di per sé, ma non mi sento sicuro nel dire che la sentivamo come casa nostra. Dopo l’annuncio del nostro trasferimento a Portland ho fatto più interviste con le testate locali in poche settimane di quante ne avessi mai fatte nella Bay Area durante tutta la nostra permanenza. Ma la gente di Portland è fiera del legame della città con i fumetti e questo ha reso fieri anche noi. È un piacere unirsi a Dark Horse Comics, Oni Press e al Comic Book Legal Defense Fund in una città che mette il fumetto al centro. Il nostro primo anno qui è stato fantastico.

Ho scritto tante bozze diverse di questo discorso perché, anche se l’ultimo anno è stato grandioso per Image Comics, è difficile ignorare cosa sta accadendo nel resto del settore. Secondo molte stime, il 2017 non è stato un anno florido per questa industria. Il mercato in generale ha registrato una flessione e di conseguenza il 2018 è iniziato in maniera non molto positiva per molti.

È comprensibile, per certi versi: gennaio e febbraio sono tipicamente mesi “lenti” per il business fumettistico, e uscire da un’annata difficile è il modo migliore per piangersi addosso. Ma penso sia facile dimenticare la situazione in cui siamo. Per decenni abbiamo dovuto scovare i nostri fumetti preferiti nelle edicole, nelle farmacie, nei negozi, ma grazie alle fumetterie oggi abbiamo un intero mercato che viene incontro ai nostri gusti. Se non c’è una fumetteria nei paraggi, grazie a internet possiamo ordinare qualsiasi cosa online o possiamo leggere fumetti direttamente sul telefono. E ci sono dei fumetti bellissimi da leggere ora.

Una volta i fumetti venivano tacciati di essere intrattenimento usa e getta per bambini e quella mentalità ristretta portava qualsiasi cosa potenzialmente dannosa per i giovani lettori a essere proibita. Allo stesso modo i racconti sofisticati venivano messi da parte in favore degli eroi in costume. Col tempo, i fumetti sono diventati quasi un sinonimo dei supereroi. Però ora, grazie alla creatività di scrittori e disegnatori e alle fumetterie disposte a sostenere una visione più grande di cosa possono essere i fumetti, abbiamo più scelta che mai, e l’unico limite esistente è la nostra immaginazione. E come risultato il bacino di autori sta diventando più ricco e diversificato che mai.

Se i fumetti sono creati per tutti allora dovrebbero essere creati da tutti, e anche se c’è ancora un urgente bisogno di miglioramenti, la diversità è diventata la norma invece che l’eccezione.

Questa crescente diversità è evidente soprattutto nel pubblico dei fumetti. Le convention erano nate come ritrovi tra fan in cui ogni tanto arrivava un autore a firmare autografi e parlare con i lettori. All’epoca sia i commercianti che i lettori erano per la maggior parte uomini. Chiunque sia stato a una fiera di recente sa che non è più così. Grande o piccola, ogni fiera fumettistica di oggi è una celebrazione della cultura popolare a cui prendono parte centinaia di migliaia di persone, e il pubblico è variegato.

I fumetti non sono mai stati così belli grazie ai miglioramenti della tecnologia che permettono agli autori di migliorare la qualità del loro lavoro e agli editori di aumentare il valore produttivo. “Fumetti” una volta significava una cosa sola: albi mensili da 32 pagine. Ora abbiamo volumi e graphic novel e anche se i singoli comic book non si trovano dappertutto, quasi tutte le librerie ora vendono le raccolte.

Ancora meglio, gli autori che animano questa industria hanno più possibilità quando si tratta di siglare un accordo con l’editore. Se una volta i fumetti erano lavori a cottimo, ora sono diventati, se non del tutto, almeno in gran parte di proprietà dei loro autori. Questo è il progresso.

Viviamo in un mondo dove, grazie alla velocità e alla reperibilità delle informazioni, siamo sempre più impazienti nei confronti di quello che non si muove velocemente quanto noi vogliamo, ma questi sono cambiamenti importanti. Non sono accaduti tutti insieme all’improvviso. E quello che più stupisce è che siano accaduti in un settore che a momenti sembrava sull’orlo del collasso.

Magari è perché il fumetto è un’industria piccola, ma ogni volta che c’è un arretramento viene percepito come un segnale dell’apocalisse. O forse è perché, non importa quanto le cose siano migliorate, ma quando c’è una difficoltà le sfide ci sembrano più ardue. La cosa belle delle sfide, però, è che vanno a braccetto con le opportunità. E l’abilità di identificare quelle opportunità e alla fine diventare migliori e più forti è ciò che personalmente trovo motivante – e, soprattutto di fronte agli scossoni del mercato, confortante – del progresso che i fumetti hanno compiuto negli anni.

Purtroppo, è facile farsi impaurire dal futuro nei momenti di stress, e quando ci spaventiamo iniziamo a mettere in dubbio anche i nostri migliori istinti e ci rifugiamo nella nostra comfort zone, preferendo ciò che è familiare alle novità. Il problema è che, giocando sicuro, restando cauti, seguendo la corrente o facendo ciò che ha già funzionato in passato, perpetuiamo il ciclo di insicurezze che ci hanno portato in quelle stesse situazioni.

Quindi non importa quanti risultati abbiamo ottenuto, non importa quante opportunità hanno accompagnato le sfide che abbiamo affrontato, finiamo sempre a chiederci se quelle opportunità valgano il rischio e se siamo in grado di andare avanti.

Spoiler: le opportunità valgono il rischio e noi siamo in grado di andare avanti.

Tutto ciò che di buono c’è stato prima era un rischio. Se pensate a uno qualsiasi degli sviluppi importanti nella Storia – non solo quella dei fumetti, nella Storia del mondo – niente è mai stato raggiunto andando sul sicuro.

Oggi ci sono molti rivenditori tra il pubblico, e penso che concorderete con me, perché ognuno di voi ha corso un rischio a un certo punto. E sono sicuro che ci siano stati degli intoppi, in mezzo a tutte le cose buone, ma sono altrettanto certo che, se siete in questo business oggi, il rischio iniziale è quello che siete contenti di aver corso.

“La fortuna aiuta gli audaci”. L’abbiamo già sentito, ma quando ci pensate, la nostra industria è la prova vivente che quel detto vale davvero. E riportando tutto questo all’orgoglio che provo nel lavorare in Image Comics, vorrei usare la nostra azienda come l’esempio perfetto di ciò che ho detto finora.

Il 2017 è stato un grande anno per Image Comics. Il 2017 è stato il nostro secondo anno più florido, non solo da quando sono arrivato io nel 2008, ma dall’inizio del secolo. Il 2017 è stato il nostro 25esimo anniversario e dato che spostare il nostro business in una nuova città è stata una sfida enorme, abbiamo deciso di non organizzare la Image Expo optando invece per un Image Comics Day, un evento ospitato in cinquanta fumetterie sparse per tutto il mondo.

Abbiamo abbassato il prezzo su certi numeri delle nostre serie più vendute a 25 centesimi, e anche se non lo troverete nelle classifiche (perché quando il prezzo di un fumetto scende sotto una certa cifra quel fumetto non rientra nel computo delle classifiche Diamond), The Walking Dead #163 è stato il nostro fumetto più ordinato da vent’anni a questa parte.

Dopo anni di tentativi per contrastare il giochino delle variant cover abbiamo scelto di celebrare il nostro 25esimo anniversario con una serie di copertine variant a tema, alcune delle quali hanno raccolto fondi per due cause a cui tenevamo: Planned Parenthood e Human Rights Campaign. I proventi delle vendite hanno reso possibile la donazione di più di 100.000 dollari alle due organizzazioni. E grazie alla nostra partnership con Humble Bundle, nel 2017 siamo riusciti a raccogliere altri 76.000 dollari per altre cause benefiche, un totale che speriamo di superare quest’anno.

Lo scorso anno abbiamo lanciato molti nuovi titoli, alcuni di autori conosciuti, altri di autori emergenti, e ciò che ho trovato enormemente confortante mentre ci arrivavano i dati di vendita è stato che i nuovi autori hanno ancora il potere di sorprenderci.

Non c’è esempio migliore di God Country di Donny Cates e Geoff Shaw. Se nessuno dei due nomi vi era familiare quando la serie fu annunciata, non vi sareste dovuti sentire in colpa. Avevano realizzato fumetti prima, ma erano tutto meno che una sicurezza. God Country era un’idea interessante, così, quando Donny me la propose, la accettammo. Gli ordini del primo numero erano buoni, ma sono stati i numeri seguenti ad attirare la mia attenzione, dato che gli ordini erano aumentati.

La perdita di ordini è un evento inevitabile anche per il miglior fumetto, ma God Country ha disatteso le aspettative e ha aumentato le vendite a ogni numero. Come risultato, sia Donny che Geoff sono passati da sconosciuti a richiestissimi.

Il successo sorprendente di God Country mi ha ricordato di un altro fumetto su cui scommettemmo, anni fa. Robert Kirkman ci aveva proposto un fumetto in bianco e nero – non una ma diverse volte – sulla sopravvivenza dell’umanità in seguito a un’apocalisse zombi. Robert non era granché conosciuto all’epoca, ma grazie alla sua perseveranza, l’editore Jim Valentino acconsentì a pubblicare The Walking Dead. Come God Country l’anno scorso, le vendite di TWD aumentarono e, nel giro di qualche anno, diventò il nostro titolo più venduto e poi un fenomeno televisivo mondiale.

L’ho già detto in passato ma TWD non è diventato un successo solo grazie a Robert o a Image, ma grazie ai fan che hanno scommesso su un autore e un fumetto che non avevano mai sentito prima e, soprattutto, perché una comunità di rivenditori ha sostenuto il fumetto con ogni mezzo.

Lo ripeto: era un fumetto di zombi in bianco e nero… scritto da uno sconosciuto. Image scommise sul progetto e, proprio perché la nostra industria è così incredibile, le fumetterie ci seguirono. The Walking Dead, God Country, Chew, Sex Criminals, Bitch Planet, Monstress, Saga… Sì, anche Saga.

Penso possiamo tutti concordare che Brian K. Vaughan è uno dei più grandi autori del fumetto e che era parecchio conosciuto quando lanciammo Saga nel 2012 ma, se vi ricordate, era scomparso dal settore per un paio d’anni quando annunciammo il suo arrivo in Image. In più, Saga ci fu proposta come una grandiosa space opera, un genere che non era mai stato garanzia di vendite, disegnata da una disegnatrice che, per quanto brava, non aveva un curriculum molto lungo.

Non tutti sapevano cosa farne di Saga all’inizio e gli ordini dei primi albi rifletterono questa confusione. Ma il lavoro di Fiona Staples e Brian ebbe subito così tante richieste che dovemmo ristampare più volte molti numeri, cercando di soddisfare disperatamente i lettori e i rivenditori in giro per il mondo.

Furono Fiona e Brian a suggerirmi come uscire da una situazione così complicata. Vedete, anche se Saga è stato un successo immediato, né Brian né Fiona erano interessanti a essere schiavi del tritacarne del fumetto mensile. Obiettarono che, se davvero possedevano e controllavano Saga, non c’era motivo di pubblicare la serie con la stessa cadenze delle altre. Volevano prendersi delle pause tra i vari archi narrativi per conservare la sanità mentale e la freschezza della storia. Riluttante, acconsentii. E Saga divenne un successo ancora maggiore, senza dover sacrificare la qualità o l’integrità artistica degli autori.

Non tutte le serie Image sono successi come Saga, ma la nostra forza è sempre stata nei numeri. L’anno scorso, la fetta di mercato Image era del 10,12%, un punto in più rispetto al 2016. Nel 2017 la nostra quota mercato in dollari era del 9,80%, di nuovo un punto in più rispetto all’anno prima. Tenete a mente che quando assunsi il ruolo di editore, nel 2008, la quota mercato di Image era un misero 3,32% e quella in dollari solo 3,73%. Eravamo ai nostri minimi storici dal 1992, ovvero dall’anno di nascita dell’azienda.

Dovevamo lavorare non soltanto per crescere ma per affermarci. Una sfida incontra un’opportunità. Scusate se mi sono dilungato, ma come ho detto penso che Image rappresenti un esempio quasi perfetto di cosa sia in grado di fare la nostra industria quando ci si pone davanti una sfida: non andare sul sicuro e correre dei rischi.

Image Comics è cresciuta di due terzi nell’ultimo decennio. Ci sono sempre margini di miglioramento e tanto lavoro ancora da fare, ma sono tremendamente fiero di quello che abbiamo ottenuto e incredibilmente onorato di lavorare con i grand autori che pubblichiamo. Il nucleo del modello di business Image è la fede che riponiamo negli autori, nelle loro visioni e nei loro contenuti, e soprattutto la fede nei fumetti.

Pubblichiamo fumetti che nessun altro editore oserebbe pubblicare – dalle storie di zombi a quelle in cui una coppia ferma il tempo facendo sesso, a quelle in cui agenti segreti nudi combattono orsi – e li pubblichiamo perché crediamo che ognuna di queste storie bizzarre e bellissime rappresenti una nuova opportunità per intercettare un nuovo pubblico.

Quindi se l’anno scorso vi è parso difficile, se vi sembra di essere entrati in un periodo duro e senza speranze in cui i fumetti sono a rischio – se vi sembra che le storie siano sempre le stesse – forse è tempo che seguiate la nostra guida e cogliate l’opportunità di fare le cose in modo diverso.

Da parte nostra, abbiamo una squadra di autori qui con noi oggi che ha nuove entusiasmanti storie da raccontare. Alcuni li conoscete già, altri no. Ma vi incoraggio a puntare su quelli che non conoscete, a dare una possibilità ai debuttanti o ai titoli che vi sembrano strani. Se la nostra storia ci ha insegnato qualcosa è che abbiamo tratto benefici dai rischi che corriamo con i fumetti che pubblichiamo, che ordiniamo, che leggiamo. E allora iniziamo a credere nei fumetti, alle meravigliose opportunità di espressione, immaginazione e creazione che questo mezzo ha da offrire.

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