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RecensioniClassicCharles Burns: vivisezionare la realtà con un pennino

Charles Burns: vivisezionare la realtà con un pennino

C’è la ‘linea chiara’ e la ‘linea di Burns’. Magari in qualche misura si apparentano o figliano ormai una dall’altra, come se ne discusse con l’autore in un incontro romano di qualche anno fa. E poi «c’è un bambino dalla testa d’uovo» – come scrissi nell’attacco di una mia intervista del 2009 a Charles Burns. «Tonda e liscia come una palla da biliardo», come la testa del protagonista di Black Hole ma anche quello di Big Baby, di El Borbah, di Sugar Skull (uno pseudo Tintin con tanto di ciuffettino)… o la testa del loro creatore, Charles Burns, che un po’ fatta a uovo ce l’ha pure lui.

Leggi anche: Sugar Skull: dall’adolescenza Charles Burns non guarirà mai

borbah skin deep Burns oblomov fumetto

Absit lombrosiana iniuria, però è un fatto che la ‘deformazione’ fisica di molti dei protagonisti dei fumetti di Burns è un dato di fatto e che il Dick Tracy di Chester Gould è uno dei suoi ispiratori: «Lo leggevo sui giornali che compravano i miei genitori – disse Burns in quell’intervista – ma di Dick Tracy non m’importava nulla. Mi interessavano di più i cattivi».

Che poi, nei personaggi a fumetti di Burns, i tratti fisici coincidano con quelli morali non è scontato; piuttosto a ‘flettere’ i comportamenti conformisti sembra di più un’attitudine di letture e di visioni, tra fumetti maledetti, quelli dell’Ec Comics o della Mad di Harvey Kurtzman, sostenuti da dosi massicce di tv e di B-movie. Ma c’è dell’altro.

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Prendete quel “testa d’uovo” abbigliato come un lottatore di wrestling (Burns passava i pomeriggi assieme ai suoi amichetti, a guardare in tv gli incontri di lucha libre) che risponde al nome di El Borbah. Ogni sua avventura ha l’incipit di un racconto di Philip Marlowe. Leggere per credere: «Tutto era cominciato verso metà settimana con la telefonata di una certa signora Dimbeau, che mi diceva che il figliolo adolescente era scomparso e voleva aiuto per ritrovarlo…» (Robot Love). E come Marlowe – nonostante il fisico – spesso se ne torna a casa pesto e con qualche cicatrice rattoppata con le grappette. Il tutto per «venticinque dollari al giorno più le spese», a meno dell’inflazione.

Però, com’è ovvio, Burns ci mette del suo. Fino a farlo diventare Un Grande sonno fatto di incubi elettrici e organici, ambientato in serragli di creature quasi aliene, manco fossimo in una delle bettole di Star Wars. Di più, l’autore americano trasforma l’hard boiled letterario e cinematografico in un hard inked: il mood insomma, più che le classiche ombre sul muro delle tapparelle (rese topiche dai datori di luce hollywoodiani) lo danno le sue ombre di china graffiate al pettine, secondo una ‘linea scura’, nera, che parte da Harvey Kurtzman, certo, ma soprattutto da Al Feldstein, passa per Robert Crumb e tocca appena in tangenza quella ‘chiara’ di Hergé.

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Underground? «Non so nemmeno che voglia dire esattamente la parola “underground” – ha risposto spiazzante una volta Burns – o se sia mai esistito un mondo “underground”». Insomma: Burns è Burns!

Andando un po’ più indietro, nelle tre storie di Skin Deep, lo scorticamento ‘sotto pelle’ del chirurgo Charles Burns opera decisamente sulla realtà: «L’ispirazione per Bruciare ancora – rivela l’autore – mi è venuta dalla lettura di un articolo su un quotidiano… Era la molla perfetta per un racconto ulcerato e più incredibile di qualsiasi storia di fantasia». Parte da lì un delirio visionario, mistico e spaziale alla David Lynch nel quale il segno rappreso e incrostato delle sue chine scortica per davvero le meningi.

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E anche se Burns – nell’incontro romano di cui si diceva all’inizio – volle ribadire che per lui «i fumetti si fondano sulla narrazione, sul raccontare una storia» e aggiunse che «so che le persone amano il mio disegno, apprezzandone quella linea o quello sfondo, ma per me sono considerazioni secondarie: ciò che importa è la storia». Insomma, anche se… noi continuiamo a pensare che la vivisezione della realtà sia possibile soprattutto grazie al suo bisturi grafico, affilato come un pennino.

Skin Deep
di Charles Burns
Traduzione di Daniele Brolli
Oblomov Edizioni, gennaio 2018
Cartonato, 88 pp in b&n
€ 22,00

El Borbah
di Charles Burns
Traduzione di Leonardo Rizzi
Oblomov Edizioni, marzo 2018
Cartonato, 104 pp in b&n
€ 22,00

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