Ogni settimana su Sunday Page un autore o un critico ci spiega una tavola a cui è particolarmente legato o che lo ha colpito per motivi tecnici, artistici o emotivi. Le conversazioni possono divagare nelle acque aperte del fumetto, ma parte tutto dalla stessa domanda: «Se ora ti chiedessi di indicare una pagina che ami di un fumetto, quale sceglieresti e perché?».
Questa domenica è ospite Nicoz Balboa. Fumettista e tatuatrice, è attiva fin dagli anni Novanta nel mondo delle autoproduzioni e delle fanzine romane – Kerosene, Centrifuga, Lolabrigida. Dal 2001 vive in Francia, dove ha continuato a lavorare come illustratrice e pittrice. Nel 2017 Coconino Press ha dato alle stampe il suo Born to Lose, definito su queste pagine come un libro «a metà tra il punk più lurido e il pop più glitterato».
Ho scelto una pagina di Lait Frappé, un fumetto che la sua autrice, Geneviève Castrée, ha realizzato quando aveva diciotto anni. Fu pubblicato nel 2000 da L’Oie de Cravan in sole 350 copie e fu il suo primo libro uscito per un editore e non autoprodotto, come era solita fare lei. Racconta il mutamento della protagonista da una persona con poca autostima a una che desidera cambiare le persone per meglio adattarle ai propri desideri. Questo tema è esplicitato attraverso il rapporto molto poco amorevole che ha con il proprio gatto.
Ci racconti un po’ la tavola che hai scelto?
Questa tavola ritrae il personaggio principale che combatte con sé stessa o una gemella cattiva. La lotta è talmente infantile da essere animale. Mi ha sempre molto emozionata, forse perché sono in perpetua lotta con me stessa, sono la mia prima sabotatrice.
La tavola originale di questa pagina è appesa a casa mia. Comprai quel fumetto nel 2001 a Parigi ma ebbi l’occasione di comprarne la tavola originale nel 2007, mi emoziono sempre come la prima volta quando la guardo. Ogni dettaglio mi fa venire la pelle d’oca e adesso ancora di più che l’autrice ci ha lasciati.
Come mai hai optato proprio per quest’opera?
Sono una lettrice di fumetti da quando ero piccola ma ho soprattutto un penchant per gli autori che raccontano storie autobiografiche (anche nella letteratura è così). Ho voluto parlare di Lait Frappé per ricordare Geneviève Castrée, un’autrice piena di grazia e talento.
Riusciresti a descrivere un po’ lo stile grafico dell’autrice? Cosa te lo fa piacere così tanto?
La prima volta che la vidi mi piacque molto perché mi ricordava il mio idolo Julie Doucet, anche lei canadese. Ma con un tocco di poesia e malinconia nel segno e nelle composizioni affascinanti.
Come lei, anche tu sei un’autrice eclettica che non si è limitata a fare solo fumetti. Pensi di esserne influenzata come autrice o la tua è più una passione da lettrice?
Credo di esserne stata affascinata soprattutto da lettrice, mi piace il modo che ha di raccontare, sempre in bilico tra delicatezza e oscurità. Forse mi affascina perché ha quel senso di poesia che mi manca. Ma non mi ispira a lavorare in quel modo, di solito sono più ispirata da cose (graficamente) aggressive e/o scarne in cui mi riconosco di più.