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Comics"Cover" di Bendis: il metafumetto all'ennesima potenza

“Cover” di Bendis: il metafumetto all’ennesima potenza

Con la conclusione di Cover, miniserie DC Comics/Jinxworld che potrebbe facilmente avere un seguito, torniamo a parlare dei progetti più autoriali di Brian Michael Bendis e dei suoi più fedeli collaboratori.

Questa volta lo sceneggiatore è affiancato dall’eclettico ed estroso David Mack, che pecca a volte di pesantezza e di svolazzi fini a se stessi ma che qui realizza invece un’opera dove la sua varietà stilistica è del tutto priva di pretese, inserita in una storia spassosa, varia e sopra le righe. Decisamente una bella sorpresa.

Cover racconta di un fumettista della scena indipendente con un suo piccolo seguito, autore di Ninja Sword Odyssey, che viene avvicinato da una donna misteriosamente interessata al suo lavoro, tanto da comprare i suoi originali a caro prezzo. L’autore la ritrova di convention in convention e realizza di essere stato praticamente reclutato da lei per operazioni sotto copertura.

Quella del fumettista è quindi la copertura del titolo e, del resto, quale miglior “cover” di chi firma disegni ai cosplayer?

La donna, che dice di lavorare per la CIA, gli affida un incarico presso una convention di Istanbul e poi un altro compito ad Angoulême (che non poteva certo mancare) e infine tocca al Sudamerica con un comic-con organizzato direttamente dall’Agenzia.

Il fatto che poi il tutto si svolga tra fumettisti che parlano di fumetto permette di inserire a profusione… fumetti nel fumetto, ognuno con stile diverso, così da far divertire David Mack che può passare dagli acquarelli a una grafica in stile Saul Bass, dal fantasy epico con linee brutali alla pittura a pennello giapponese.

Inoltre non mancano i “cameo” di fumettisti, da Frank Miller a una sorta di antagonista che si chiama Essad e ha – diremmo non a caso – la corporatura imponente e vagamente minacciosa di Esad Ribić.

La trama spionistica è alla fine un puro appoggio per il divertissement stilistico di Mack, con i soliti lunghi botta e risposta di Bendis che risultano sempre divertenti quando, come in questo caso, un personaggio non capisce e non crede alla situazione in cui è finito e un altro – anche meglio se una donna di nuovo come in questo caso – la sa molto più lunga di lui e si diverte a scioccarlo con centellinate rivelazioni.

Spiace solo che il mondo delle convention rimanga nei fatti sullo sfondo: che i personaggi si trovino ad Angoulême piuttosto che in Brasile sembra non fare differenza. Come se Bendis volesse dirci che le fiere sono tutte uguali e tutte delle specie di non luoghi, o per lo meno isole comunicanti di uno stesso mondo un po’ fuori dalla realtà.

Le cose non stanno proprio così: San Diego è diversa da Lucca Comics & Games e ancora di più da Angoulême, e di certo anche Istanbul avrà la sua atmosfera, mentre il nostro protagonista è disinteressato a queste differenze e sembra come il peggiore dei turisti americani, quelli che appena sono lontani da casa si rifugiano nelle famigliari catene di franchising per sentirsi a proprio agio.

cover bendis mack

La sua però è una sorta di mancanza di personalità che trova un interessante correlativo oggettivo nella storia che racconta, infatti in Ninja Sword Odyssey un ragazzo ritrova solo il fodero della katana del maestro e realizza di essere stato forgiato lui stesso come una spada. Allo stesso modo il protagonista è una sorta di involucro vuoto, con poca personalità e capacità reali, che la donna trasforma non dico in un’arma affilata ma sicuramente in un oggetto utile allo scopo.

Il passaggio più divertente comunque è l’uso di Jack Kirby come modello inimitabile non solo di artista ma pure di uomo tutto d’un pezzo, tanto che il nostro eroe riesce a incrinare le certezze del suo avversario facendogli capire che Kirby non approverebbe le sue azioni. The King Is Dead, Long Live The King!

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