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NewsUna grande mostra di Alberto Breccia a BilBOlbul 2019

Una grande mostra di Alberto Breccia a BilBOlbul 2019

Durante l’edizione 2019 del festival BilBOlbul, che si terrà a Bologna dal 29 novembre al 1 dicembre, sarà allestita una grande mostra dedicata al fumettista argentino Alberto Breccia (Perramus, Mort Cinder, Che), del quale proprio quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita.

mostra alberto breccia

Intitolata Alberto Breccia. il signore delle immagini, la mostra è organizzata da Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna in collaborazione con Comune di Bologna – Istituzione Biblioteche Bologna a cura di Daniele Brolli, in occasione di BilBOlbul Festival Internazionale di fumetto.

L’esposizione si terrà dal 30 novembre 2019 al 7 gennaio 2020 presso la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (Bologna, Via delle Donzelle 2), e l’inaugurazione è prevista per sabato 30 novembre alle 12.

Ancora non sono state diffuse informazioni sulla quantità di pezzi esposti né da quali opere essi saranno tratti.

Alberto Breccia è stato maestro del fumetto seriale e di quello autoriale, ne ha toccato ogni aspetto… Ha realizzato graphic novel quando ancora non esistevano. Ha usato la china e la pittura, il collage e il fotoritocco e ha vaticinato storie leggendo nella casualità del colore abbandonato ad asciugare sul cartoncino… ha gettato uno sguardo negli abissi dell’animo umano, sia in quelli psicologici, sia, nel loro estremo più infame e collettivo, in quelli delle atrocità dittatoriali, ed è tornato indietro a darne una versione in un racconto per immagini, trovando sempre il modo di intrattenere il lettore con grande rispetto per la sua intelligenza. Ha raccontato visivamente un’epoca oscura sapendo mettere insieme tocchi duri e poetici, ha usato metodo nella follia, e viceversa.

Alberto Breccia è stato autore amato da intellettuali italiani come Oreste del Buono, Umberto Eco e Fruttero & Lucentini, che lo hanno considerato fuori dal coro di chi ha fatto del narrare per immagini semplicemente un lavoro.

Prima di decidere che disegnare sarebbe stato il suo unico destino, Alberto Breccia è passato attraverso l’esperienza traumatizzante di operaio in una fabbrica in cui ripuliva le interiora degli animali destinate agli insaccati. Non è mai stato un autore facile e men che meno allineato. Atipico per natura. Nato nel 1919, uruguayano di nascita ma a tutti gli effetti argentino di Buenos Aires fin dall’infanzia, ha iniziato con la disperazione di chi disegna per vivere, realizzando fumetti di avventura o comici, nel primo caso ispirandosi vagamente agli autori americani. Ma già appaiono i primi segni della sua irrequietezza, e non solo per la continua ricerca stilistica, che lo porta presto a elaborare forme di disegno e di interpretazione del linguaggio della letteratura sequenziale divenute per altri, allievi e seguaci, presupposto di nuovi orizzonti espressivi.

Alberto Breccia, insieme alla splendida generazione degli autori attivi a Buenos Aires negli anni ’50, gente come Hugo Pratt e Héctor German Oesterheld, ha creato un ponte tra fumetto popolare e fumetto d’autore. Ha lavorato per riviste e pubblicazioni di largo consumo, ha partecipato alla grande stagione internazionale del fumetto western e di quello di guerra britannico e ai periodici per la gioventù contribuendo significativamente anche al nostro Corriere dei Ragazzi. E proprio in Italia è stato valorizzato, e conteso, per le sue storie dal Mago di Fruttero & Lucentini e dal Linus di Oreste del Buono. Per il suo ruolo multiforme di artista, innovatore e fumettista politicamente impegnato a rischio della propria esistenza è considerato uno dei maestri assoluti della “nona arte”. Tra le sue opere più conosciute le riduzioni da Lovecraft e da Poe, le serie scritte da Oesterheld come Sherlock Time, Mort Cinder e una nuova versione de L’Eternauta, le biografie del Che, realizzata con il figlio Enrique, e di Evita.

Leggi anche:
100 anni di Alberto Breccia
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L’album di figurine di Bilbolbul

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