Ci ha lasciato Gianni Montanari, classe 1949. Lo comunica il blog di Urania della Mondadori che, a due anni dalla scomparsa di Giuseppe Lippi (altro storico curatore della principale collana di fantascienza italiana), comunica agli appassionati e agli amici dello scrittore e traduttore piacentino la sua scomparsa.
Montanari è forse meno noto di Lippi ma ha avuto un ruolo cruciale sia nella fantascienza italiana che nella storia di Urania, di cui prese la curatela dalle mani di Fruttero & Lucentini (i quali a loro volta l’avevano presa dal suo creatore, Giorgio Monicelli) e riuscì a trasportarla nella modernità di un mondo completamente diverso da quello costruito dai due storici nomi dell’editoria italiana.
Come ricordava Lippi, «Montanari non esiterà a proporre opere eccentriche o dell’orrore, dal memorabile Scacco al tempo di Fritz Leiber (The Sinful Ones, 1953, nel numero 1015 di Urania: un capolavoro della science fantasy) allo zombie-novel Occhi verdi di Lucius Shepard, uno degli autori importanti degli anni Ottanta (Green Eyes, 1984; Urania 1025); dai cupi romanzi francesi di Serge Brussolo all’ultima produzione di Clifford Simak, in cui si respirava un’aria di sortilegio».
È stato questo il merito principale di Montanari, e chi scrive ha qui accanto al tavolo da lavoro uno scaffale di Urania in cui campeggiano alcuni dei moltissimi volumi da lui curati e, molti dei quali anche inventati. Perché Montanari ha saputo coniugare la capacità di rinnovare il parco di autori di Urania (che traduceva e traduce i principali nomi della fantascienza internazionale, all’epoca furono Serge Brussolo, Octavia E. Butler, William Gibson e Lucius Shepard) aggiungendo anche idee editoriali gustose, come gli speciali e la rinnovata collana Millemondi, chiuse i Capolavori e aprì Urania Classici, Urania Fantasy e la collana libraria Altri Mondi.
Soprattutto, per Urania Montanari ha saputo creare uno spazio esplicitamente italiano con il Premio Urania, il concorso letterario che ha dato il via al riconoscimento ufficiale dei talenti e delle scuole italiane di fantascienza.
Montanari non è stato però “solo” Mondadori e solo Urania. Ha diretto Galassia con Vittorio Curtoni dal 1970 al 1974 e poi da solo fino al 1978, poi Science Fiction Book Club (dal 1976 al 1979) e curò gli ultimi titoli dei Fantapocket Longanesi nel 1978-80, sempre svolgendo un’intensa attività di traduttore. Ha anche collaborato con saggi sulla fantascienza italiana a Survey of SF Literature (Salem Press 1979) e Anatomy of Wonder (Bowker Press 1981), e dal 1978 al 1992 ha inoltre curato svariati titoli per la collana BUR Fantascienza della Rizzoli.
Ha scritto due saggi (Ieri, il futuro, Editrice Nord, Milano, 1977, e La Fantascienza (gli autori e le opere), Guide Pratiche 9, Longanesi 1978), quattro romanzi (Nel nome dell’uomo, Galassia 155, La Tribuna, 1971, La sepoltura, Galassia 191, La Tribuna, 1972, Daimon, La Fantascienza 4, Longanesi, 1978 e Ismaele, Elara 2013) e un racconto (Logica del murice del 1971) stampato nel numero di aprile del 1977 dalla rivista Robot, ristampato nel 2005.
Vista la precarietà oltre che complessità della vita nel mercato editoriale italiano, che ha molti pregi ma tra questi non c’è quello di essere ricco e di offrire una stabilità a tutti coloro i quali vi collaborano, Montanari è stato anche e a lungo docente di lingua inglese negli istituti secondari di Piacenza.
Il gusto per il cyberpunk, che è diventato un sapore fondante anche nella cultura italiana, lo dobbiamo anche e soprattutto alla capacità di cogliere l’evoluzione dei costumi letterari di questo straordinario e coltissimo conoscitore della fantascienza mondiale, che ha saputo trovarlo e dosarlo con sapienza.
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