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Mondi POPAnimazione"Invincible" è una serie da vedere nonostante i tanti difetti

“Invincible” è una serie da vedere nonostante i tanti difetti

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A fine maggio si è conclusa la prima stagione di Invicible, serie tv animata distribuita su Amazon Prime Video basata sull’omonimo fumetto di Robert Kirkman, Ryan Ottley e Cory Walker, che ha ripercorso in maniera abbastanza fedele alcuni dei tópoi più classici del mondo supereroistico. Mark Grayson è un adolescente come molti, indeciso sul suo futuro, bullizzato dal maschio-alpha del suo istituto e attratto da ragazze fuori dalla sua portata. Mark però è anche figlio di Omni-Man, alter-ego di un alieno bello, impossibile e – chiaramente – fortissimo che difende il pianeta Terra dai malvagi.

Durante la pubertà invece dei brufoli spuntano i superpoteri: il nostro giovane protagonista è così catapultato in un mondo composto da tutti i cliché possibili e immaginabili del caso, dalla vendetta sui bulli alle grandi responsabilità derivanti da grandi poteri, passando ovviamente per la scelta di un’identità segreta – Invincible per l’appunto – con tanto di costume da supereroe fatto su misura dal sarto del padre.

Le prime puntate faticano a ingranare, proponendo una trama banale e personaggi piatti che non si capisce dove vogliano andare a parare. Il tutto accompagnato da un reparto tecnico assolutamente non all’altezza, nonostante lo stesso Kirkman abbia partecipato alla produzione. Lo stile d’animazione è oggettivamente brutto: pur comprendendo il tentativo di omaggiare gli anni Novanta, le animazioni legnose, i disegni piatti e la generale mancanza di originalità necessaria a distinguere questa produzione da quelle della Warner Bros. della fine del Ventesimo secolo offrono allo spettatore un’esperienza tutt’altro che evocativa, risultando invece stantia e datata. Il primo impatto è che proseguire nella visione sia un voto di fiducia, un salto nel vuoto.

Poi però arriva la svolta: nuovi personaggi carismatici, un plot-twist da segare le gambe, un rapporto padre-figlio turbolento che mescola aspettative disilluse e complesso di Telemaco, e tanta, tanta violenza contribuiscono a svegliare lo spettatore alzando contemporaneamente l’asticella a un target più maturo. Tuttavia, complice anche lo stile esuberante di Kirkman nella stesura dei suoi soggetti, durante gli episodi sono aperte diverse linee narrative che spesso non portano a nulla o risultano poco rilevanti (ma i lettori del fumetto sanno bene che Kirkman ha imbastito sottotrame sulla lunga durata)

Da quel punto in poi, Invincible appare come qualcosa di buono in un momento felice e al contempo delicato per la serialità televisiva legata ai supereroi. La bolla dei cinecomics è oramai satura e pronta a scoppiare: anche titoli come WandaVision che hanno avuto il merito di partire in quarta con idee fresche e innovative sono dovuti soccombere sotto il gravoso peso della loro eredità Marvel. In questo fitto palinsesto Invincible offre – al netto dei suoi difetti – un approccio diverso: quello che ci troviamo di fronte è innanzitutto un teen-drama, proprio come se Dawson’s Creek e Batman Beyond si fondessero con la Generazione Z.

Mark è un adolescente insicuro desideroso di perdere la verginità quanto di rispondere alle aspettative di suo padre, è ingenuo e inesperto, con una morale ancora troppo acerba per conoscere la vastità della “zona grigia” tra bene e male. Questo l’opera non manca mai di ricordarcelo, mostrando senza filtri le conseguenze dei suoi errori e la disperazione che prova nel rendersi conto di non potervi porre rimedio o di non sapere come reagire.

Ogni passo verso il risveglio di Mark è accompagnato da cadaveri che lo gettano di fronte alla consapevolezza di sé, del suo destino e della dura e fredda realtà. Alternando sogni utopistici e ribellioni adolescenziali Invicible si trasforma al tempo stesso in un viaggio verso la maturità e dentro l’intimità della famiglia americana.

Tutto ciò, accompagnato da un cast di voci di prim’ordine – nella versione in inglese – come Sandra Oh (Grey’s Anatomy, Killing Eve), il premio Oscar J. K. Simmons (Whiplash) e Mark Hamill (che ancora una volta dimostra di avere un talento come doppiatore, dopo aver dato per anni la voce al Joker). E soprattutto da un crescendo di tensione che esplode letteralmente nelle ultime puntate (tra l’altro con una delle poche animazioni degne di nota).

Invincible si pone così in modo efficace al fianco di titoli come Doom Patrol e The Boys, che hanno saputo tirare fuori il meglio dalla mania dei cinecomics, all’interno del catalogo di Amazon Prime Video.

Leggi anche: “Invincible”, sangue, famiglia e guerre cosmiche

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