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Storia delle origini di Tex: GL Bonelli, Genova, Red Killer e un negozio di vestiti

Tex Bonelli

Tra tavole originali, disegni inediti, storiche prime edizioni e diverse chicche per appassionati, la mostra Bonelli Story dedicata alla celebrazione degli 80 anni della casa editrice milanese espone anche alcune pubblicazioni non a fumetti che, tuttavia, hanno rivestito un ruolo a dir poco importante per la storia del fumetto italiano. Parliamo infatti di alcune copie di una rivista letteraria – un “pulp magazine” nostrano a tutti gli effetti – sulle cui pagine apparvero le avventure di un tale Red Killer. A molti questo nome non dirà nulla, eppure fu il personaggio che ispirò Gianluigi Bonelli per la creazione di Tex, il più duraturo bestseller del fumetto nazionale.

La nascita di Tex è infatti una storia che forse non tutti conoscono a fondo, sospesa com’è tra “mito fondatore” e informazioni tramandate tra i lettori più affezionati (nostalgici inclusi) che solo negli ultimi anni è stata compiutamente riportata alla luce da Gianni Bono, storico del fumetto italiano e curatore della mostra Bonelli Story. Come si può notare consultando diversi articoli sulle “origini” texiane e persino la pagina Wikipedia dedicata alla serie, la “vulgata” fa sì risalire le origini di Tex al 1948, ma limitandosi a citare aspetti come la vicenda editoriale di Occhio Cupo e la questione del cambio di nome da Tex Killer a Tex Willer, senza nessun riferimento a Red Killer. Vale allora la pena mettere in fila alcuni fatti, e ripercorrere i passaggi principali che portarono all’ideazione e alla pubblicazione di Tex.

Gli anni genovesi di GL Bonelli

Nel fatidico 1948, Gianluigi Bonelli abitava a Genova. Vi si era trasferito dopo essere ritornato in Italia dalla Svizzera, paese in cui si era rifugiato nel 1943 per sfuggire allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Nel capoluogo ligure si era innamorato di Lyda Fabbro, sua futura moglie dopo la separazione con Tea Bertasi, e si era messo in affari con l’editore Giovanni De Leo, con cui era entrato in rapporti dopo avere letto – scoprendolo in un’edicola della Stazione Centrale di Milano – il settimanale “Il Cow Boy”, pubblicato dall’editore genovese a partire dall’agosto 1945 e primo giornale a fumetti stampato nell’Italia settentrionale nell’immediato dopoguerra. 

La copetina de "Il Cow Boy" 12, 1945
La copetina de “Il Cow Boy” 12, 1945

A Genova GL Bonelli entra a far parte della redazione del settimanale, rinnovandolo e pubblicando già nel 1945 alcune serie come il “tarzanide” Yorga e il western Big Bill. Le vendite però non decollano e i debiti aumentano, aggravati da una leggendaria giocata – perdente – al Casinò di Montecarlo, che costringe De Leo e Bonelli a tentare nuove strade.

Nel 1946 Bonelli arriva a costituire con De Leo e altri soci la casa editrice Edizioni Junior, seguita nel 1948 da Edizioni Western che con le avventure dell’eroe mascherato francese Fantax raggiunge un certo successo. Tuttavia la fortuna dura poco, perché in Francia Fantax è oggetto di dispute legali e di attenzioni della censura, e perché in Italia gli adattamenti supervisionati da Bonelli generano dissapori con il creatore. Risultato: il sodalizio tra Bonelli, De Leo e l’autore-editore Pierre Mouchot si interrompe.

Il cowboy Killer chiamato Red

Poco prima di concludere l’impresa delle Edizioni Western, Bonelli e De Leo progettano insieme una rivista mensile di racconti, reportages e curiosità sul West, ispirata ai magazine americani pulp che erano importati anche in Italia e di cui scimmiotta l’aspetto sin dalle copertine disegnate da Alvaro Mairani: Avventure – Far West Stories.

La lingua americaneggiante del sottotitolo fa il paio con gli pseudonimi con i quali gli autori firmano i racconti: Bonelli si firma J. B. Onelly, J. B. O’ Nelly, Big John e Blak John; De Leo usa Little John e William Donald. Le storie principali della testata, che uscirà nell’ottobre del 1948, hanno per protagonista un cowboy fuorilegge di nome Red Killer.

Red Killer sulla copertina di "Avventure - Far West Stories" 1, 1948
Red Killer sulla copertina di “Avventure – Far West Stories” 1, 1948

L’idea del personaggio è comune ai due amici e soci, ma mentre De Leo decide di dargli vita come eroe letterario, firmandone le prime avventure come William Donald, Bonelli avrebbe preferito farne una serie a fumetti. E infatti abbozza alcune pagine di sceneggiatura, che non pubblicherà ma che torneranno utili per un altro fumetto western che in quei mesi, di lì a poco, progetterà per un’altra casa editrice… 

Nei numeri successivi di Avventure – Far West Stories i racconti di Red Killer saranno sempre firmati da William Donald ma in realtà scritti da diversi autori, in puro stile pulp: De Leo, Bonelli, Angelo Saccarello e soprattutto Attilio Mazzanti, il “solo” William Donald della testata autonoma Red Killer – Il re dei cow boys che uscirà per pochi mesi sul finire del 1950.

Tea e la cupa legge del West

Mentre si dava da fare a Genova, Gianluigi Bonelli aveva anche ripreso a collaborare con altre case editrici fra cui la milanese Audace, ovvero la sua impresa editoriale negli anni anteguerra, diretta ormai dalla ex moglie Tea. Su invito di Tea, infatti, aveva ideato un paio di personaggi ex novo.

Il primo era Occhio Cupo, una serie a fumetti a cui teneva molto. Si trattava di un affascinante eroe mascherato, un nobile avventuriero modellato sulle atmosfere dei successi cinematografici di Errol Flynn, che si muoveva nella regione dei Grandi Laghi all’epoca delle guerre coloniali di metà Settecento. La stessa Tea aveva peraltro individuato il giusto disegnatore per la serie in Aurelio Galleppini, chiamato a collaborare con le edizioni Audace a partire dal 1947. 

occhio cupo bonelli
La copertina di “Serie d’Oro Audace” 2, 1948, con la seconda avventura di Occhio Cupo

Nonostante i due autori si fossero impegnati molto nella realizzazione delle avventure di Occhio Cupo, valorizzate da un formato di stampa piuttosto grande per l’epoca, il debutto in edicola il 1° ottobre 1948 non fu coronato dal successo, e la serie quindicinale venne sospesa dopo soli sei episodi. 

Il secondo progetto, invece, nasceva dalla volontà di Tea Bertasi che desiderava inserirsi nel mercato delle strisce a fumetti, un formato che si stava rivelando con Gli albi tascabili di Topolino e Piccolo Sceriffo sempre più popolare e che richiedeva un minore investimento sia in termini di tempi produttivi sia di costi di stampa.

L’idea che Gianluigi Bonelli sviluppò per questo formato “minore” era un western, con protagonista un fuorilegge piuttosto duro. Un’idea già sperimentata dunque, con le crude storie di azione di quell’altro fuorilegge che era stato Red Killer, i cui racconti erano apparsi su Avventure – Far West Stories pubblicato da De Leo, e le cui sceneggiature “inutilizzate” per i fumetti vengono così rispolverate. Il nuovo personaggio, però, non può certo chiamarsi Red Killer, e Bonelli sceglie di modificare il nome.

Bonelli a passeggio con Red. Anzi, con Tex

Se il personaggio e le sue avventure erano già abbastanza delineate, mancava ancora un nome con cui identificarlo. Mentre girovagava per le vie del centro di Genova, Gianluigi Bonelli fu ispirato dall’insegna di un negozio di abbigliamento e accessori, che si chiamava “Tex Moda”. Un nome strano Tex: suonava bene, esotico ma secco e conciso. Perfetto per quello che aveva in mente: le avventure western di un giovane giustiziere, un tipo poco raccomandabile come quelli che gli piaceva spesso raccontare.

red killer tex bonelli
Red Killer sulla copertina di “Avventure – Far West Stories” 2, 1948

«Cercavo un nome per il mio nuovo personaggio e il negozio di borse di fronte a casa, Tex Moda, me lo suggerì» ha ricordato Bonelli in un’intervista condotta da Gianni Bono nel 1972 in occasione del Salone Nautico Internazionale di Genova, riportata nel volume Tex sono io. «A Tex aggiunsi Killer e mi sembrava fatta. Ma a Tea non piaceva e quindi usai Willer, che era il cognome di un parente di De Leo. Insomma, un parto tutto in famiglia…»

Fu dunque un caso, quello che condusse Bonelli a modificare il nome del ranger da Red in Tex. Mentre il cambiamento da Killer in Willer, invece, fu una mossa consapevole dell’editrice in persona, Tea Bertasi Bonelli, con una decisione che avrebbe segnato, dal suo debutto in edicola il 30 settembre 1948, la storia del fumetto italiano. 

Tex Willer: un nome, diverse leggende

Nonostante le dichiarazioni dello stesso Gianluigi Bonelli, alcune ricostruzioni contrastanti hanno accompagnato i racconti sulla scelta del nome definitivo di Tex Willer, contribuendo a rinnovare il mito delle origini del personaggio. 

primo numero tex striscia boenelli
Il mitico e introvabile Tex 1 in formato striscia, 1948

Secondo la tesi sostenuta da Raffaele De Falco nell’interessante libro Tex – Fiumi di China Italiana in Deserti Americani (NPE), la scelta di cambiare la K in W sarebbe in parte da attribuire a Galleppini. Il disegnatore, scelto da Tea Bertasi per questo nuovo incarico, accettò di realizzare alcune prove per il fumetto nei ritagli di tempo che gli rimanevano dopo aver completato le storie di Occhio Cupo. Dopo alcuni studi, ragionando sul nome, propose alla sua editrice di cambiare il nome in Viller. Tea Bertasi accettò, ma decidendo di sostituire la V con una W.

Sergio Bonelli invece, ricordando quegli anni, aggiunse un’ulteriore sfumatura al racconto. In un’intervista del 2010 spiegò che suo padre conosceva l’inglese – cosa non comune per un italiano nel Secondo dopoguerra – e che quindi aveva scelto il nome “killer” sapendo che significasse “assassino”: «C’è da dire che mio padre era un sostenitore della forza fisica e della violenza. Lui amava leggere i romanzi gialli, ben prima della guerra, di autori del calibro di Edgar Wallace, S.S. Van Dine, Mickey Spillane, Peter Cheyney, perché erano quei romanzi in cui era presente una certa dose di violenza. E da lì che lui prese, forse, quel linguaggio che poi usò per Tex, un linguaggio duro e asciutto tanto che il ranger non piaceva inizialmente ai ragazzini. C’è anche da dire che conosceva bene l’inglese, l’aveva imparato da autodidatta (aveva tradotto anche dei romanzi di Jack London) e quindi gli venne naturale chiamarlo Killer, che era una parola della quale, nel 1948, nessuno conosceva il significato. La casa editrice al tempo veniva gestita da mia madre Tea che non sapeva una parola d’inglese, come me del resto, e qualcuno, ma non si sa bene chi, le ha fatto notare il significato della parola Killer. E lei optò per cambiarlo…».

Ancora, alla domanda se fosse stato Galleppini a suggerire il cambiamento, Sergio Bonelli rispose: «È un mistero. Ci sono cose che si sono perse nella memoria. È come il logo di Tex. Mia madre dice che è stata lei a idearlo. Mio padre dice che è stato lui, che chi dice che è stato quell’altro… Io di certo non sono stato»:

Galleppini, tornando sulla questione in un passaggio del volume Aurelio Galleppini – L’arte dell’avventura (Ikon Edizioni, 1989), disse: «Dalla Liguria, dove G.L. Bonelli risiedeva, giunse la prima sceneggiatura di Tex Killer. Dati i pregiudizi esistenti contro i fumetti, il cognome, d’accordo con l’autore, fu cambiato in Willer, prima che si andasse in stampa», attribuendo quindi la decisione a una manovra condivisa da tutti, e volta ad evitare i rischi di una possibile censura. Una tesi sostenuta anche dallo storico del fumetto Luca Boschi nel volume L’Audace Bonelli (Comicon Edizioni, 2010) e in parte rievocata da Sergio Bonelli in un’intervista al settimanale Panorama: «Tex doveva chiamarsi Killer perché mio padre che masticava l’inglese amava l’idea di un giustiziere. Ma mia madre fece un salto sulla sedia: in chiesa già facevano sermoni contro il potere corruttore dei fumetti”». 

Tex verso il successo

Indipendentemente da chi avesse scelto il nome definitivo di Tex, partendo da quel Red Killer creato da Bonelli e De Leo, il primo albo (a strisce) del personaggio arrivò nelle edicole il 30 settembre del 1948. In quella prima avventura, peraltro, il personaggio era chiamato sia Willer che Killer, a seconda delle vignette, che ancora riportavano il cognome Killer progettato inizialmente da G.L. Bonelli: «Io Killer ce l’avevo nella penna e quando battevo a macchina mi veniva la “k” al posto della “w”. Mi ci è voluto un po’ di tempo per farmi una ragione della scelta di Tea di cambiare il cognome a Tex» ha ricordato il suo creatore.

tex bonelli prima striscia apparizione
La prima storica apparizione di Tex

Nessuna delle parti coinvolte credeva più di tanto nel progetto. Né gli autori, che avevano realizzato il fumetto nei ritagli del tempo dedicato ad altri progetti, né l’editore, che aveva stampato una prima tiratura di sole 25 mila copie, una cifra molto inferiore alla circolazione che avevano altri titoli del periodo: Il Piccolo Sceriffo, la serie western di maggiore fortuna uscita a fine giugno 1948, stava già vendendo 200.000 copie. 

Con sorpresa Tex Willer si rivelò un buon successo, arrivando a vendere quasi subito 60.000 copie ad episodio. Mentre i suoi piccoli albi a striscia incontravano un pubblico sempre più ampio, Occhio Cupo restò al palo: la sua serie chiuse il dicembre dello stesso anno dopo appena 6 numeri, di cui solo i primi quattro con storie create ex novo, mentre gli ultimi due, per tagliare i costi, ospitarono storie “riciclate” di una precedente serie, Capitan Fortuna di Rino Albertarelli, cui vennero modificati dialoghi (da Bonelli) e disegni (da Franco Donatelli) per farle sembrare inedite.

Chiusa la partita di Occhio Cupo, G.L. Bonelli e Aurelio Galleppini, guidati da Tea Bertasi che nel frattempo aveva saputo capire e fiutare l’imminente successo del personaggio, si gettarono quasi subito a capofitto nella realizzazione delle storie di Tex. Nel corso degli anni successivi sarebbe diventato qualcosa di più di un buon successo, ma un vero e proprio fenomeno editoriale senza pari. Un personaggio che ancora oggi, a più di settant’anni dalla sua prima avventura, rimane il fumetto seriale più venduto in Italia. 

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La mostra Bonelli Story. 80 anni a fumetti è visitabile fino al 30 gennaio 2022 presso gli spazi della Fabbrica del vapore di Milano. Curata in collaborazione con Gianni Bono – storico del fumetto – e con il festival Comicon, in coproduzione con il Comune di Milano, Bonelli Story si propone come l’esposizione più ricca mai dedicata alla casa editrice. Dai personaggi di primo piano come Tex, Dylan Dog, Martin Mystère, Mister No, Julia, Dampyr, Nathan Never e Zagor agli eroi degli anni Quaranta e Cinquanta, senza dimenticare successi più recenti come Dragonero. In mostra è possibile vedere tavole originali realizzate da oltre 200 disegnatori, affiancate da filmati, videointerviste, pubblicazioni e materiali rari. Uno spazio multimediale, inoltre, è dedicato alle nuove produzioni del Bonelli Cinematic Universe, a partire dal film di Dampyr.

Tra le fonti utilizzate per la realizzazione di questo articolo vanno citati i libri I Bonelli e GL Bonelli – Tex sono io!, entrambi a cura di Gianni Bono e pubblicati da Sergio Bonelli Editore. Oltre il catalogo della mostra, intitolato Sergio Bonelli Editore: 80 anni a fumetti, una vera e propria bibbia della casa editrice, un volume cartonato di grandi dimensioni e di quasi 400 pagine a cura di Graziano Frediani, storico collaboratore e memoria storica di casa Bonelli, insieme ad approfondimenti firmati dagli storici del fumetto italiano Luca Barbieri, Gianni Bono e Luca Boschi.

Per info e contatti sulla mostra si può visitare il sito ufficiale di Bonelli Story.

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